Prendendo spunto e suggerimento dai due lavori prodotti dall’arch. Vincenzo Zito su “ L’Antica ‘Porta del Castello’ di Andria” e “ Il Castello normanno-svevo di Andria”, nonché dalla pubblicazione di Antonio di Gioia “Andria il castello e le mura”, (testi tutti che si consiglia di leggere per approfondire l'argomento e apprezzare interpretazioni diverse della storia dei luoghi) si elabora la presente pagina sintetica, quasi un rapido excursus, sulle Mura e l'attigua Rocca della nostra Città,
Le prime raffigurazioni delle mura di Andria attualmente disponibili sono:
[le tre formelle raccontano alcuni miracoli fatti in vita da S. Riccardo al suo
arrivo e ingresso nella città di Andria (clicca sulle immagini per
osservarle nella loro reale risoluzione)]
Nelle formelle
[1]
le mura appaiono scolpite in blocchi regolari e con merlatura
quadrata; le torri presso la porta a sesto acuto sono scarpate a pianta semicircolare, le
altre due porte sono a tutto sesto; al di là delle mura si vedono
sommariamente raffigurati una rocca, la cattedrale con la sua torre
campanaria, alcuni altri edifici. (un appunto: penso che lo scultore abbia raffigurato
la prospettiva così come la vedeva al suo tempo, non tenendo presente che,
se si considera S. Riccardo il primo vescovo della città, come si
riteneva allora, il complesso cattedrale non poteva essere già interamente costruito
al suo arrivo).
Nonostante che il ririevo delle formelle rappresenti solo simbolicamente la Città di Andria,
tuttavia non si può non osservare che due porte e mura ad esse adiacenti, totalmente diverse
per struttura, abbiano come sfondo lo stesso panorama edilizio: ci si riferisce qui
in particolare alle due formelle della guarigione del cieco e della donna risanata.
Nella prima, come si è già osservato, l'arco della porta è a sesto acuto ed è fiancheggiata
da due torri di difesa della stessa, nella seconda l'arco della porta è a tutto sesto
e non ha torri nei pressi. Tanto porta a pensare che: o queste sculture siano fantasiose e
non rispondenti minimamente al contesto reale, o, più probabilmente, si tratti di
due porte diverse ma molto vicine tra loro così da avere come sfondo lo stesso panorama,
come potevano essere una "Porta di ingresso alla Rocca" e un'altra vicina d'ingresso alla Città,
chiamata "Porta del Castello".
[particolare della città di Andria nella tavola del Redentore di fine Quattrocento]
In questo quattrocentesco dipinto su tavola, la Città di Andria, illuminata da un sole di primo pomeriggio, è osservata dall'acclivio che a mezzogiorno sale al complesso conventuale di S. Maria Vetere. Le mura in primo piano iniziano, con merlatura parallelepipeda, da una torre (forse) quadrata ad ovest (sinistra) di Porta della Barra; quest'ultima appare in una grande torre anch'essa merlata, con un portale a tutto sesto e caditoia. Da Porta la Barra verso est le mura continuano ancora merlate inframmezzate da tre torri pure merlate, due a pianta semicircolare ed una a pianta quadrata; fra le due torri a pianta semicircolare la mura pare proseguano con finitura non più merlata. Sullo sfondo a sinistra di Porta la Barra sembra che le mura risalgano merlate ad una torre per poi scomparire dietro una chiesa e le abitazioni. Nello sfondo a destra nel dipinto primeggiano per imponenza la cattedrale con la sua torre campanaria merlata e il transetto trasversale, affiancata ma nettamente staccata dal palazzo del Duca [2], che sembra abbia sul lato orientale una torretta (tipo la torre di Arnolfo del Palazzo della Signoria di Firenze o la torretta campanaria del Palazzo dei Consoli di Gubbio) non identificabile come un semplice accesso al terrazzo giù dipinto accanto.
Nella Chiesa di Santa Maria Vetere sino al 15 aprile 1891 erano affissi diversi pregevoli pannelli dipinti,
trasferiti in quella data al Museo Archeologico Provinciale di Bari e dal 1928 nella
Pinacoteca Provinciale della stessa città; uno di quei pannelli è la
tempera su tavola della "Pietà con Maria Maddalena" nel frammento di sinistra, e "i SS. Riccardo e Rocco (o Giacomo Maggiore)"
nel frammento di destra; l'insieme, secondo Clara Gelao, è databile al 1503). Qui a lato si riproduce
quanto interessa questa ricerca: il particolare di S. Riccardo con il modello della città di Andria.
In questo dipinto della prima metà del Cinquecento, realizzato forse da Costantino da Monopoli
(morto nel 1513) o, più probabilmente da un seguace di Baldassarre Carrari (1486-1516),
la Città di Andria posata sul braccio sinistro di San Riccardo presenta
diverse analogie strutturali con quella dipinta sulla tavola del Redentore della Cattedrale su riprodotta.
La prospettiva appare ripresa da mezzogiorno; le mura evidenziano la parte inferiore scarpata, sembrano merlate e
inframmezzate, nel particolare mostrato, da due torri anch'esse scarpate, una a pianta semicircolare, l'altra quadrata;
all'interno svetta il campanile della Cattedrale, la quale è impostata su tre navate con il retrostante transetto e
sulla facciata una monofora tonda (poteva essere un rosone? ... ma nella
tavola della Cattedrale non c'è.) si apre centrale sotto la capriata.
Di fianco alla cattedrale e un po' arretrato s'erge il palazzo ducale.
[Il borgo di Andria a fine Seicento nella veduta di Cassiano De Silva - elab elettr. del colore S. Di Tommaso]
L'immagine su riprodotta è un particolare dell'incisione della "Veduta di Andria" come appariva a fine Seicento; fu realizzata da Francesco Cassiano de Silva in onore del 10º Duca Fabrizio Carafa e inserita nella pubblicazione del Pacichelli "Il Regno di Napoli in prospettiva, diviso in 12 Provincie" edita nel 1703.
In questa acquaforte la Città è vista da occidente: in primo piano le mura che fiancheggiano
la porta di Federico II, detta anche di Sant'Andrea, perché addossata all'omonima chiesetta del quartiere-grotte.
Le mura tra questa porta e quella rivolta a mezzogiorno, detta della Barra,
presentano delle finestre-feritoie, due torri a pianta semicircolare e una a base quadrata;
quelle a sinistra che risalgono verso nord sino alla porta detta del
Castello sono in parte merlate, non hanno feritoie e, finché sono frontali,
sono intervallate da due torri a pianta semicircolare, poi diventano nastriformi e strutturalmente illeggibili.
Di porte quindi se ne vedono tre, le suddette Porta Sant'Andrea,
Porta del Castello e Porta la Barra; partendo da quest'ultimo ingresso e
costeggiando le mura verso est s'innalza la chiesa con due cupole di Santa Maria di Porta Santa,
così detta perché si tramanda sia stata costruita dove un tempo c'era un'altra porta della Città.
L'immagine non mostra alcuna traccia di Castello, inteso come fortezza, ma, quasi centrale nella pianta,
domina un'ampia piazza il Palazzo Ducale, diverso da quello rappresentato
nella "Tavola del Redentore" perché riedificato dai Carafa, fiancheggiato sulla sinistra dalla Cattedrale.
Tra il Palazzo e la Cattedrale si nota un passaggio coperto verso il retro; la Cattedrale
presenta nel prospetto le tre porte che danno accesso alle navate e tre finestre in corrispondenza delle stesse,
mentre sul lato destro è visibile l'ala delle cappelle laterali e sul sinistro svetta il campanile,
completo dei suoi attuali registri.
[a sinistra è riprodotto un particolare della pianta incisa (forse) per il vescovo Ferrante (qui è omessa la sottostante didascalia) - a destra quella per la pubblicazione dell'Orlandi]
L'acquaforte attribuita a Carlo Murena e realizzata a metà Settecento
(nel 1758 secondo lo storico locale Giuseppe Ceci
[3]) su commissione, afferma, di mons. Ferrante per dividere la città nelle due zone da
assegnare alla Cattedrale e a San Nicola a seguito delle liti per le
rispettive competenze territoriali, appare abbastanza precisa nelle
proporzioni e dettagliata per quel che concerne il perimetro murario. Di
tale pianta, si hanno due versioni: a sinistra è qui riprodotta
quella incisa (forse) per il vescovo Ferrante con in calce la didascalia (omessa
nella foto) delle strade, ristampata nel 1982 a cura dell'ing. Riccardo
Ruotolo e ampiamente divulgata; a destra quella incisa per la pubblicazione di Cesare Orlandi
"
DELLE CITTÀ D'ITALIA e sue isole adiacenti compendiose notizie sacre e profane" del 1772
e che non riporta alcuna didascalia.
Le due piante, apparentemente uguali, presentano tuttavia molte differenze nella forma di alcune strutture architettoniche (cliccare
sulle immagini per ingrandirle e apprezzare le differenze), ad esempio:
- non c'è coincidenza strutturale tra le torri in molti punti delle mura,
come nel caso delle tre torri a destra entrando (sud) di Porta S. Andrea che
nella prima riproduzione sono a base quadrata, nell'altra a base
semicircolare;
- la chiesa di Porta Santa nella pianta per il Vescovo è confusamente rettangolare
a ridosso di una torre, nella pianta per l'Orlandi
mostra in modo chiaro una sola delle due cellule ottagonali a cupola, come se
l'altra cellula al tempo dell'incisione della pianta non fosse ancora
edificata soppiantando (forse) una torre delle mura (secondo l'ipotesi dell'architetto Zito)
[4].
Inoltre questa parte del disegno attribuito al Morena è in netto contrasto con la veduta di Cassiano de Silva,
che, come s'è visto, disegna su questa chiesa due cupole.
- nella pianta stampata per il Vescovo, "l'arco di Monsignore", eretto tra due isolati a
fianco del palazzo episcopale (presso il n.6) è interrotto come lo si vede
attualmente nella realtà, mentre nella pianta (a destra) tratta dal libro
dell'Orlandi (della biblioteca Bodleiana di Oxford) è integro, probabilmente perché non ancora demolito.
Queste rilevanti discordanze tra le due carte fanno supporre che
l'acquaforte inserita nel testo dell'Orlandi sia precedente a quella approntata
per il vescovo (Ferrante), per il quale la prima fu dopo adattata, apportando
le modifiche edili nel frattempo sopravvenute ed aggiungendo la didascalia necessaria
per chiarire i limiti di competenza territorriale tra due chiese.
La cattedrale in ambedue le piante non presenta le cappelle laterali,
nonostante esistessero sin dal 1477.
Le mura non hanno merlatura, sono intervallate da torri sia a
pianta semicircolare che quadrata e l'accesso alla città
è prevista da quattro porte: Porta del Castello, disegnata verso Nord;
Porta la Barra e Porta Nuova (edificata con molta probabilità nella prima
metà del Settecento), disegnate verso Sud; Porta Sant'Andrea verso Ovest.
A sinistra entrando da Porta del Castello e a circa 30 passi napoletani dalla stessa
sporge un possente bastione pentagonale, non rilevabile nella precedente veduta del De Silva,
forse per il sistema a prospettiva adottato dall'artista.
Del Settecento si hanno anche due raffigurazioni pittoriche delle mura,
una su una tela presente nella lunetta del 1º fornice a sinistra entrando nella Chiesa di S. Agostino di Andria,
l'altra in un affresco dipinto in una lunetta del chiostro di S. Maria Vetere.
Nella tela di fine Settecento affissa in Sant'Agostino è dipinto il protettore della Città, San Riccardo con San Leonardo,
a cui quella chiesa era precedentemente dedicata; sui due santi aleggia lo Spirito Santo.
San Riccardo, in tenuta episcopale, volge gli occhi alla Colomba per cogliere ispirazioni alla sua pastorale,
e regge con la sinistra il Libro su cui è riprodotta schematicamente la città di Andria
con i suoi caratteristici campanili.
La città è dipinta osservandola da mezzogiorno, con la Porta della Barra in primo piano, dalla quale
si allungano le mura approssimativamente dipinte senza merlatura né torri.
Nell'affresco, anch'esso di fine Settecento, realizzato in una lunetta del chiostro di S. Maria Vetere
la Città di Andria è dipinta
nella parte destra del soggetto principale: il Cristo seduto tra nembi al quale
la Madre Maria indica e raccomanda S. Francesco e S. Domenico proni all'estrema sinistra.
Andria, nel particolare dipinto, appare cinta di mura non merlate con quattro torri,
due a pianta quadrata merlate tra due a pianta semicircolare.
Ai primi del Novecento mons. Eugenio Tosi fece dipingere dal valente pittore calabrese Carmelo Zimatore (1850-1933) questa grande tela dell'ingresso di San Riccardo in Città; essa inizialmente fu affissa sotto la volta di un salone dell'episcopio, per un certo tempo poi venne depositata in soffitta, infine fu posta sulla controfacciata della Cattedrale di Andria, dove è oggi possibile ammirarla. Per quanto il dipinto è frutto di pura immaginazione, comunque è probabile che il pittore prima di delineare la sua opera si sia documentato sulle reali strutture architettoniche dell mura di Andria. Egli ha qui dipinto parte di Porta del Castello, il relativo scorcio sinistro delle mura e una torre tonda, rifinendo il tutto con dettagli che appaiono sovrabbondanti rispetto alle reali rifiniture evidenziate dagli altri dipinti precedenti e su esaminati.
Si riporta infine l'indice d'inizio pagina per effettuare eventuali altre scelte di approfondimento.
NOTA
[1]
Ecco uno stralcio della lettura delle formelle fatta da Vincenzo Zito a pag. 14 del citato studio
"Il Castello normanno-svevo di Andria":
"Le formelle della cappella di S. Riccardo nella Cattedrale rappresentano il
complesso del Palazzo Ducale e della Cattedrale da un punto di vista
esterno alla Porta del Castello, opposto a quello della tavola del
Redentore. Sono visibili le mura della città con la Porta del Castello, la
retrostante torre dei Del Balzo, la Cattedrale e l’attiguo campanile, il tutto
in forma simbolica, semplificata e deformata. In particolare nella formella
del cieco si nota, da destra sullo sfondo, il campanile merlato, il transetto
della Cattedrale con il coro sporgente verso una torre merlata, a sinistra,
che potrebbe essere il palazzetto dei Del Balzo ... . Simile
rappresentazione schematica si vede nella formella della disabile ... .
Le suddette formelle confermano, dal punto di vista opposto, quanto
rappresentato nella tavola del Redentore."
[2]
Da pag. 12 del testo citato nella precedente nota si rileva
la seguente osservazione:
"Esaminando la parte che riguarda il Palazzo Ducale ... si nota che
questo aveva forma di torre, privo di merlatura, della stessa altezza del
transetto della Cattedrale, ubicato con lo spigolo nord-ovest in
corrispondenza dello spigolo sud-est del transetto medesimo ma
“staccato” dalla chiesa. Ai piedi della torre s’intravede la sommità di
quello che potrebbe essere un corpo di fabbrica più basso, ma che non si
può distinguere con certezza perché il dipinto presenta delle lacune. La
Cattedrale si presenta priva delle cappelle laterali e il transetto sporge dai
fianchi delle navate. Non è ancora realizzato l’attuale presbiterio,
costruito nel 1494 ad opera di Alessandro Guadagno. Il campanile, che
appare più snello di quanto non sia in realtà, è limitato al basamento ed
al primo livello, culminante con una merlatura. ..."
[3] cfr. N.Vaccina-Lamartora, "ANDRIA, le sue VIE e i suoi MONUMENTI a volo d'uccello", Tip. F. Rossignoli, Andria, 1911 pag.VI
[4]
A proposito scrive Vincenzo Zito a pag. 25 del
"L'antica 'Porta del Castello' di Andria" citato:
"La chiesa attuale è composta da due cellule, coperte ciascuna con una
cupola ottagonale, e risulta essere stata edificata in due tempi successivi:
dall'esame dei paramenti murari interni si può dedurre che la prima
cellula è chiaramente più antica della seconda. ...
In quest’ultima è presente uno stemma della città di Andria che reca la data del 1573, che
forse indica l’anno di costruzione della seconda cellula.
Da un atto notarile del 1542 si ha conoscenza di un bastione di Porta
Santa e nel primo paragrafo si è visto che le porte erano spesso difese
da uno o due torri. Il bastione, quindi, potrebbe essere stato utilizzato
come basamento per la costruzione della seconda cellula, la quale
effettivamente sporge all’esterno del circuito murario."