"Postosi Pietro in possesso della Contea di Trani, Poiché egli strabocchevolmente erasi arricchito delle tante dovizie raccolte dall'esterminio di tanti luoghi fatto in Puglia con Dragone Conte di Venosa, e Fratello di Guglielmo pº Conte di tutta la Puglia, li surse in capo il disegno di render la sua contea distinta, e cospicua più che ognaltra de' rimanenti conti; quindi pose mano ad ampliare l'estensione de' quattro principali Villaggi, e renderli in forma, e grandezza di città grandi. Il primo disegno cominciò a pratticarlo nel Villaggio di Andria. Circondò questo luogo di mura, e d'antemurali nell'estensione d'un miglio in forma circolare; racchiuse in esse abitazioni, che lo formavano colla Torre, e coll'antico Tempio, che l'era a canto. Dispose le strade per ricettarvi li popoli raunati da quei borghi, vichi, e piccioli casali, che ivan sparsi nello spazio del territorio intorno. Aprì quattro Porte d'intorno a queste nuove mura per l'ingresso in città. E fabricò un Castello nella parte più alta del colle, attaccato alle predette mura per custodia ed abitaze de' suoi militari. Terminata in tal forma l'ampiezza di Andria, cominciò parimenti a popolarsi dal concorso delle Genti, che lasciando in abbandono li Borghi, e Vichi, tutti a collocarsi, e ricettarsi vennero in essa: ed ognuno fabricossi la propria abitazione, ordinata, e disposta nelle disegnate strade, che Rue l'appellarono, edificando in capo, o nel mezzo di esse alcuni piccioli Tempi, dedicati a quelli Santi, di cui portavano il nome li predetti abbandonati Borghi, e casali. Terminata dal Conte Petrone: (così comuneme chiamato veniva, a distinzione di Petrillo suo Figlio, che li fu successore) terminata dissi Andria in tale cospicua forma, cominciò ella a far'altra comparsa, ed acquistò un nome rispettabile in Puglia, sì che pareva emular la grandezza di Trani."
[dal manoscritto del prevosto G. Pastore sulle origini, (fine 1700), foglio 1v]
Antonio Di Gioia nel suo "ANDRIA il castello e le mura" così legge la panoramica dipinta nel quadro:
“L'altra “foto d'epoca” delle mura medievali di Andria è raffigurata sulla tavola del Cristo Redentore benedicente ...
Nel dipinto è raffigurata in maniera nitida la cortina muraria merlata rinforzata ad intervalli irregolari da torri a profico conico e rettangolare.
La cittadina medievale è dipinta nel suo lato esposto a meridione lungo il leggero declivio della collinetta su cui sorge Andria. Chi dipinge si pone idealmente all'esterno delle mura in un punto posto in linea d'aria tra Porta della Barra e la chiesa di Sant'Agostino.
All'interno della cortina muraria, all'apice della collinetta è raffigurata la Cattedrale con la torre campanaria, prima che fosse eretto il secondo ordine di cella campanaria e la lanterna, affiancata a destra da un'alta torre, identificabile nella residenza fortificata dei del Balzo.
Sempre all'interno della cortina muraria sono abbastanza agevolmente identificabili, subito dietro e a sinistra della Porta della Barra, la chiesa di San Nicola, dotata di un piccolo campanile "a vela" e relativa campana. Nella porzione sinistra del dipinto, ad una quota intermedia tra la chiesa di San Nicola e la cattedrale, è identificabile la chiesa di San Domenico dotata di una piccola torre campanaria.
Infine, nella porzione bassa del dipinto, a destra di chi guarda, a brevissima distanza dalla cortina muraria si intravede la chiesa di Sant'Agostino, senza torre campanaria.”
[tratto da "ANDRIA il castello e le mura", di A. Di Gioia, Adda Editore, Bari, 2011, pag.66-67]
Un esame accurato di questo particolare del dipinto, analisi in parte discordante da quello del Di Gioia, ci giunge anche da una ricerca del'arch. Vincenzo Zito:
“La tavola del Redentore, a lungo attribuita a Tuccio d'Andria ma che Michele D’Elia ha recentemente attribuito ad un ignoto autore d’oltralpe [43], raffigura Andria nella seconda metà del XV secolo così come appariva da un punto di vista posizionato approssimativamente a metà strada tra la Porta della Barra e la chiesa di Santa Maria Vetere, area a quel tempo totalmente sgombra di edifici. Tutti i principali edifici riconoscibili ed ivi raffigurati (Porta della Barra, la retrostante chiesa di S. Domenico, S. Francesco, S. Agostino, la Cattedrale e l’attiguo palazzo dei Del Balzo) sono disposti secondo le reciproche rispettive reali posizioni, sia planimetriche che altimetriche (Fig.1). Per questi motivi la veduta è da considerarsi affidabile in quanto risultato di un rilievo diretto dell’Autore. Nella parte destra è rappresentato il complesso del Palazzo Ducale e della Cattedrale. Purtroppo la seconda parte del dipinto, che doveva proseguire nell’attigua tavola della Vergine, è andata perduta e questo non ci permette di vedere lo stato dei luoghi a destra del palazzetto dei Del Balzo e intorno alla Porta del Castello. Gli edifici visibili nella tavola sono disposti secondo un ordine leggermente diverso da quello ipotizzato da Di Gioia (2011, pp.66-67). In particolare la chiesa di S. Nicola, che Di Gioia indica dietro la Porta della Barra, si trova invece fuori campo, sulla sinistra, oppure non è visibile perché non aveva le dimensioni odierne, frutto della ricostruzione effettuata tra XVIII e XIX secolo [44]. Di Gioia non cita invece la chiesa di S. Francesco, collocata tra S. Domenico, alle spalle della porta, e la Cattedrale.”[Fig.1: Andria nel XV secolo.
Confronto tra Andria rappresentata nella tavola del Redentore e la pianta del centro antico con l’individuazione del punto di vista e degli allineamenti visivi (a destra).
1– Porta della Barra; 2 – S. Domenico; 3 – S. Francesco; 4 – Cattedrale; 5 – Palazzo dei Del Balzo; 6 – S. Agostino; 7 – S. Nicola.
La chiesa di S. Nicola a sinistra è fuori dal campo visivo.]NOTE (della citazione)[43] D’Elia M., “Ancora su Tuccio d’Andria e il Maestro di Andria”, in “La Sacra Spina di Andria”, Fasano 2005, pp.403-407.[44] Vedasi Fuzio G., “La chiesa di S. Nicola in Andria”, in “Rassegna Tecnica Pugliese – Continuità”, n.3 anno 1969, p.23.
[tratto da "IL CASTELLO NORMANNO-SVEVO DI ANDRIA", di V. Zito, Edizione dell'Autore, Andria, 2012, pag.10-12]
Nel 2023 l'ing. Riccardo Ruotolo ha pubblicato la ricerca storica “ANDRIA – Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento - La forma della città - Le tombe delle Imperatrici Sveve”, nella quale di questa veduta della Città scrive:
L’intera raffigurazione Quattrocentesca della città di Andria dipinta sotto la tavola del Redentore, pur non essendo completa, ci permette di individuare alcuni edifici e strutture murarie com’erano in quel tempo (Figura -31-).
La prima immagine che ci colpisce è la raffigurazione di Porta la Barra perché, essendo la città vista dalla collinetta di Santa Maria Vetere, la Porta è in primo piano e appare possente, merlata, di forma parallelepipeda nella parte superiore, a tronco di piramide in quella inferiore con la caditoia aggettante disposta in asse al suo fornice.
Fig. -31- Raffigurazione quattrocentesca della Città di Andria dipinta sotto la tavola del Redentore (Museo Diocesano di Andria)A sinistra del dipinto è evidente il circuito murario merlato e si apprezza la sua curvatura perché avvolge il quartiere Grotte di Sant’Andrea per poi salire su Pendio San Lorenzo. Subito alle spalle di Porta la Barra c’è la sagoma della Chiesa di San Nicola con la sua vela campanaria e, alla sua sinistra ci sono due strutture molto significative: la prima è la raffigurazione della Chiesa di Sant’Andrea, la seconda che si proietta sulla facciata laterale della Chiesa di San Nicola, è un monumento a forma di piramide allungata (che il Borsella chiama obelisco o guglia) con al di sopra una statua di pietra: quella di San Riccardo.
Quando mi sono occupato del Largo Grotte di Sant’Andrea, in occasione della sua riqualificazione avvenuta negli anni 2012-2014, ho ricercato nella storiografia locale tutti i passi che riguardavano questo quartiere. A far da guida è stato il saggio-inchiesta del dottor Salvatore Liddo intitolato “Le Grotte di S. Andrea in Andria” del 1953, ma il passo più emblematico è stato quello che ho letto nell’opera di Giacinto Borsella “Andria Sacra” alle pagine 123-124: … vetustissima Chiesa di S. Andrea, esistente ..in uno scoscendimento di umili antichi tuguri appellati le Grotti (è il primo autore a chiamare così i tuguri in cui abitava la maggior parte delle persone del rione e, questo toponimo, è stato anche utilizzato dal Comune nella redazione di una pianta topografica della città nel periodo fascista) … uscendo dal Tempio vedesi elevata una guglia, che attacca al muro laterale del medesimo, nella cui cima è allogata la statua lapidea di S. Riccardo, in atto di benedire, ornato Pontificalmente. Questo obelisco di pietra vennegli eretto per aver liberato le campagne dal flagello dei bruchi, che le devastavano secondo indica la iscrizione. Poi il Borsella specifica che sull’obelisco era incisa una frase di ringraziamento al Santo, che terminava con una data: CIϽCCXXVII, cioè milleduecento ventisette.
Nel dipinto sotto il Redentore è infatti disegnato l’obelisco, ovvero la guglia, come narra il Borsella, ubicata davanti alla Chiesa di Sant’Andrea, con alla sommità la statua di San Riccardo (Figura -32-).
Guardando la parte centrale del dipinto della Fig. 31, subito a destra di Porta la Barra, si scorge un arco che dovrebbe essere quello di via Ponte Giulio e, subito dietro, una torre quadrata e la Chiesa di San Domenico.
A destra di San Domenico, dopo la parte mancante, spiccano le sagome della Chiesa Cattedrale con il transetto e del campanile raffigurato a due piani di cui il secondo ha delle finestre ad arco su ogni lato e termina con una semplice merlatura ai quattro angoli (Figura -33-). Lateralmente alla Cattedrale, sul lato di piazza La Corte, si scorge una costruzione quadrata, bassa e merlata, costruzione che secondo il Di Tommaso potrebbe essere il cosiddetto sedile, quello dei nobili e/o dei governanti, edificio utilizzato per le riunioni del consiglio nobiliare [ipotesi iniziale, poi da me (Sabino Di Tommaso) scartata a favore di "una difesa (vallum) merlata al palazzo ducale"]; più in basso c’è un edificio piuttosto grande che il Di Tommaso identifica con la Chiesa di Sant’Agostino. A destra della Cattedrale è raffigurata una grande torre quadrata: questa dovrebbe essere la torre ducale.
[testo tratto da Riccardo Ruotolo, “ Andria - Escursione nella città dall’anno Mille al Milleseicento”, Grafiche Guglielmi, 2023, pp. 130-133.]
Il mio pensiero sul luogo-punto di osservazione donde il pittore dipinse
questa prospettiva di Andria:
Per individuare il punto di vista del pittore ritengo che soprattutto vada rilevato l’orientamento dei prospetti
che i vari elementi architettonici mostrano nella tavola, onde riconoscere le linee di fuga che in tale punto convergono.
Ebbene: porta la Barra (che nella tavola non è dipinta proprio frontalmente ma leggermente da destra)
mostra la facciata con parte della parete destra entrando; la Chiesa alle spalle della porta mostra l’angolo tra il prospetto destro e la parete posteriore;
le costruzioni dipinte a destra, tra cui la Cattedrale, mostrano l’angolo della facciata col prospetto destro.
Per tali immediati riscontri a me sembra che nella tavola di metà Quattrocento
il punto di osservazione del panorama della città di Andria
utilizzato dal pittore della tavola non potrebbe essere ubicato tra lo slargo di Porta la Barra e la salita a Santa Maria Vetere
(come alcuni studiosi affermano) ma piuttosto risulterebbe individuato
all’incirca sul breve e leggero acclivio presso le sponde del rivo-canale (ex
Aveldio) dove attualmente è coperto da Via Baracca (~ 41° 13’ 24” N – 16° 17’ 38” E).
[Individuazione dell’ipotetico punto di osservazione del pittore del Quattrocento
e relativi riferimenti all’attuale centro storico in una vista zenitale di Google Maps
(con la sovrapposizione dell’immagine quattrocentesca della porta dove era eretta).]
Mi sembra poi impossibile allineare Porta la Barra, ortogonalmente posta sull’omonima via e mostrante non solo la facciata ma anche la parete destra, con la Chiesa di San Domenico leggermente prospiciente a sinistra della stessa porta; ne consegue che detta Chiesa debba indentificarsi con quella intitolata a San Nicola in quanto, dal suddetto punto di osservazione si allinea alla porta e mostra prospettive coerenti con detto punto di vista.
Inoltre rispetto alle mura di mezzogiorno dipinte in primo piano, San Francesco non dovrebbe apparire più prossima ad esse della stessa Cattedrale, come sarebbe se la si identificasse con la Chiesa col campanile a base quadrata raffigurata tra la Porta e la Cattedrale; San Francesco era anzi prossima alle mura opposte di settentrione e forse potrebbe intravedersi raffigurata nella zona centrale del dipinto dove la pittura è in parte venuta meno.
[Individuazione dell’ipotetico punto di osservazione del pittore del Quattrocento
e relativi riferimenti all’attuale centro storico
in una vista prospettica di Google (ovviamente similare, non identica
e ripresa da posizione più elevata), con la sovrapposizione delle mura]