Via Curtopassi è una stradina tortuosa e molto stretta, che partendo dal
sagrato della Chiesa di S. Nicola (foto sopra centrale), nel primo tratto la costeggia
sul lato nord, per poi deviare e pervenire in via Federico II di Svevia
(foto sopra a sinistra).
Un tempo era chiamata anche "Strada della Portella di S. Nicolò", perché vi si apriva un ingresso
laterale alla chiesa, utilizzato essenzialmente dai confratelli della Congrega di S. Eligio"
[1].
Nell'Ottocento la si trova denominata come "Vico Fatone".
Da Via Lucrezia Cipriani scendono con alcuni gradini (foto in alto a destra) verso il retro della Chiesa due vicoli
paralleli che ivi pervengono e si slargano per immettersi
verso nord, attraverso un arco a pieno centro sotto una casa (foto in basso al centro), in via Curtopassi.
Nella palazzina più importante di questa stradina hanno abitato alcuni menbri della famiglia Curtopassi,
come ha appurato e scrive Carmela Centrone, nelle pagg. 61-64 del testo citato in nota.
"Dalla rivela di Antonio Curtopassi per il Catasto Onciario di Andria del 1743
sappiamo che il suo palazzo sito 'nella strada della Portella di S. Nicolò', costituiva la residenza
di sua madre. Metà di questa casa palazziata era di proprietà di suo fratello Pietro Francesco,
sacerdote della cattedrale di Andria, dimorante in Roma."
Nella foto in basso a sinistra è visibile la parte settentrionale dell'antico palazzo Curtopassi;
al piano terra mostra un ampio arco ogivale, la cui apertura è attualmente ridimensionata
con muratura tufacea nella quale s'apre un normale portone. La Centrone ipotizza che
"questo doveva probabilmente costituire, in origine, un arco passante, il cui uso è particolarmente
diffuso in città." Nei pressi infatti, come può osservarsi nella foto centrale, ve n'è un altro
perfettamente agibile che collega il vicolo con la via omonima.
La finestra sull'arcone ogivale
presenta ai lati degli stipiti due mensole in pietra
sporgenti e forate, due beccatelli: nei predetti fori
sembra si introducesse un asse che reggeva nelle feste un drappo o , in caso
di pericolo, un tavolato per la difesa. La stessa
opera è realizzata ad una casa in via arco Marchese, ad un'altra in
via Tupputi e ad una in
via Oliva, ed anche al
n. 22 di Via De Maioribus,
ad una finestra nel cortile dietro l'arco di Sant'Antonio,
ad una finestra sul retro della
palazzina
Lupicini in via Calderisi (ma nel cortile di via Palestro).
Il vicolo che, iniziando da Via Lucrezia Cipriani, termina sul lato Est della Chiesa, quasi dietro il presbiterio, un tempo era chiamato "Vico Campane di San Nicola", probabilmente perché da esso erano chiaramente visibili, in quanto installate proprio sul retro, non avendo la Chiesa un vero campanile.
NOTE