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Chiesa di S. Maria del Carmine
e Convento Carmelitano
(dal 1839 Seminario)

prospetto
[veduta da Est - Via Carmine - foto di Michele Monterisi - 2009]

Si riporta, a titolo puramente introduttivo, una parte della sintesi storica scritta sui pannelli-guida affissi presso l'ingresso della chiesa; notizie accurate con citazioni degli storici locali si inseriscono a seguire in base alle opportunità di quanto poi si va evidenziando.

La chiesa fu eretta sulla collinetta dell’antica contrada di S. Vito, un tempo fuori delle mura cittadine, ad opera dei Padri Carmelitani, destinatari della cospicua eredità di Flavio De Excelsis. ....
I lavori di costruzione furono avviati nel 1690, come testimonia l’epigrafe che si può leggere sulla facciata della chiesa in basso a sinistra, un tempo sormontata dallo stemma dell’Ordine Carmelitano, purtroppo asportato. Tali lavori, affidati a maestranze andriesi, furono più volte interrotti e ripresi per essere definitivamente ultimati nel 1753, sotto il vescovo De Anellis, che, nel novembre di quell’anno, consacrò la chiesa al culto della Madonna del Carmine (come conferma l’epigrafe situata nel presbiterio).
Poiché nel 1806 l’attiguo convento era stato confiscato ed adibito ad ospedale, anche la chiesa fu, qualche tempo dopo, sconsacrata e destinata ad ospitare i soldati ammalati.
In seguito al trasferimento del Seminario Diocesano presso il convento del Carmine, la chiesa fu riconsacrata nel 1840, divenendo Oratorio del Seminario. Si giunge alla chiesa attraverso un ampio scalone costruito, secondo autori locali, nel 1773.
La facciata, sormontata da un frontone, è scandita da paraste corinzie: nelle partiture delineata dalle due lesene centrali, si apre un finestrone rettangolare, ai cui lati vi sono due nicchie a forma di conchiglia.
Si impone all’attenzione il bel portico a cinque archi (tre di prospetto e due laterali), che funge da vestibolo alla chiesa; sotto di esso, vi sono il portale con stipiti in pietra arabescati, e una scultura della Madonna del Carmine, posta al di sopra del portale stesso.
L’interno è a navata unica, con volta a botte. In origine si aprivano sulle pareti laterali sei cappelle dedicate alla Madonna e a vari Santi, con relativi dipinti ... .
Nel presbiterio si impone l’altare marmoreo e il tendaggio, di porfido rosso, che lo sovrasta e che, annodandosi ai laterali, lascia scoperto l’ampio sfondo di marmo bianco tempestato di schegge di ardesia e di stelle dorate. Insieme all’altare, esso proviene (come l’altro, uguale, attualmente collocato presso la chiesa del S. Cuore) dalla chiesa della SS. Trinità, che sorgeva in Piazza Duomo e che fu abbattuta alla fine degli anni Trenta. ...
Nella chiesa si trovavano anche un pulpito artisticamente lavorato, di cui non rimane traccia, e le tombe marmoree di Riccardo Porro e della figlia Vincenza, collocate ai lati del portale d'ingresso e rimosse qualche anno fa.
Quando il convento e la chiesa furono affidati, nel 1850, ai Gesuiti, questa subì vari interventi: tra gli altri, la sacrestia fu collocata dietro l’altare maggiore, che all’epoca si trovava più avanti rispetto all’attuale. Altri lavori di sistemazione furono eseguiti tra il 1939 e il 1942: il presbiterio, che prima comprendeva la terza cappella di sinistra e quella di fronte, a destra (rispetto all'ingresso), e che era chiuso da una balaustrata, fu ridimensionato e il nuovo altar maggiore della chiesa della SS. Trinità fu addossato al muro di fondo. In quell'occasione fu collocato il tendaggio di porfido, di cui si è detto prima, e il quadro della Madonna del Carmine, da quella sede non più rimosso, mentre la pala con la Vergine e S. Riccardo e S. Carlo, che si trovava dietro il vecchio altare maggiore, fu sistemata nell’attuale cappella del S. Cuore.
Il campanile fu costruito nel 1772, ma andò distrutto durante il sacco del 1799; fu ricostruito dal Gesuiti in stile tardo-barocco, con cupola di metallo sormontata da una Croce, e da un suo vano è stata ricavata l’attuale sacrestia.

[testo tratto dai pannelli realizzati con la collaborazione dell’ArcheoClub e del Comitato Celebrazioni Federiciane di Andria]


foto del Seminario - ex convento carmelitano, prima dell'ultimo restauro
[Seminario, ex convento carmelitano - elabor. elettr. su foto esposta in Seminario]

lapide della Congrega del Carmelo in Cattedrale  Lettera di affiliazione Congrega del Carmine nella Chiesa di S.Nicola
[lapide della Congrega del Carmelo in Cattedrale - lettera affiliazione Congrega in S. Nicola]

Da oltre 100 anni esisteva già in Andria una congregazione di laici intitolata alla Vergine del Carmelo nella Chiesa Cattedrale come recita una lapide un tempo affissa nella 2a cappella di sinistra entrando (foto a destra): “ D · O · M - HÆC AGONIZÃTIŨ CŌGREGATIO SUB PATROC: S: M · DE MÕTE CARMELO AB ILL: D. LUCA ĀTONIO RESTA EPO IN HAC CATHEDR: ET UNICA PAROCH. ECCL · CANONICĒ ERECTA EST ÃNO   DÑI   MDLXXIѮ”. Cioè: "Questa Congregazione degli Agonizzanti sotto il patrocionio di S. Maria del Monte Carmelo fu eretta dall'Ill. D. Luca Antonio Resta vescovo in questa Cattedrale e unica chiesa parrocchiale nell'anno del Signore MDLXXIѮ"
Un’altra nacque poco dopo di questa, nel 1634, nella chiesa di S. Nicola, dove dal 1605 c'era una cappella dedicata al Carmelo ed il 9 febbraio 1656 ottenne ufficialmente l'affiliazione all'Ordine Carmelitano (foto del documento a destra).
Nella Chiesa di San Sebastiano la Vergine del Carmelo, detta anche del suffragio, era molto venerata almeno dal 1601, come testimonia un quadro un tempo affisso a dossale del suo altare maggiore, ora in Cattedrale.
In Andria quindi era già ampiamente diffusa la devozione alla Madonna del Carmine.

Quella che segue è una nota storica sulla sua costruzione, scritta da mons. Merra nel testo citato:

antica foto della scalinata al Carmine
[antica immagine (1908) della scalinata al Carmine;
sono visibili le colonnette della balaustra]
iscrizione a sinistra del prospetto
"Fra il mezzo giorno pertanto ed il ponente, fuori della città, sopra una dolce collinetta, dove un tempo sorgeva un grande Casino, che poi nella terribile peste del 1656 fu mutato in lazzaretto; nell’anno del Signore 1690, venne, in mezzo alla gioia del popolo Andriese gittata la prima pietra inaugurale, con la seguente iscrizione, incisa sotto lo stemma dell’Ordine Carmelitano:
ANNO DOMINI
MDCLXXXX
BENE FUNDATA
EST SUPRA
FIRMAM PETRAM
Pare che il lavoro di questo tempio sia stato intermesso e ripigliato in diversi tempi, a seconda che si esigevano i fitti dei fondi, a tale scopo lasciati; mentre nel 1709, dopo diciannove anni, non lo troviamo ancora interamente compito! Ciò non pertanto in detto anno, fu con gran concorso di clero e di popolo, benedetto dal Vescovo di Andria, che in allora era Monsignor D. Nicola Adinolfi [l'Agresti a pag. 266 del 1° volume del suo "Il Capitolo Cattedrale ..." pone la cerimonia un anno prima, il 1708]. Terminato poi del tutto, nel giorno 11 novembre 1753, fu con solenne rito consecrato da Monsignor D. Domenico de Anellis, Vescovo e patrizio di questa città. Ne fissò l’annua festa nella III Domenica, dopo la Trinità, come dalla seguente epigrafe si rileva:
ANNO VULGARIS AERAE MDCCLIII
DIE XI MENSIS NOVEMBRIS
TEMPLUM HOC DEO AC VIRGINI DEIPARAE
SANCTAE MARIAE DE MONTE CARMELO
DICATUM
ILL.MUS AC REV.MUS D. DOMINICUS DE ANELLIS
PATRICIUS CIVITATIS ANDRIAE
DEI ET APOSTOLICAE SEDIS GRATIA
EPISCOPUS EIUSDEM CIVITATIS
SOLEMNI RITU CONSECRAVIT
EIUSQUE ANNI FESTUM DEDICATIONIS
AD DOMINICAM III POST TRINITATEM
TRANSTULIT.
[in nota: Questa lapide trovasi in casa Bisceglie.
Attualmente (2015) è affissa in presbiterio
]
Una scalinata di pietra addirittura grandiosa, circondata da una balaustra, dal piede della collina incominciando a salire con una rampa, e poi dividendosi in due, mette capo al vestibolo del tempio. La costruì nel 1773 il bravo muratore mastro Raffaele Raimondo, mercé lo zelo operosissimo del Padre maestro, Fra Tommaso la Cinesta, Andriese."

[da "La Chiesa e il Convento di S. Maria del Carmine" in Monografie Andriesi, di E. Merra, tip. Pontificia Mareggiani, Bologna, 1906, Vol. II, pagg. 483-485]


Il prospetto

prospetto     edicola sul portale
[prospetto e particolare superiore del portale - elab. elettronica su foto di Michele Monterisi - 2009]

Scrive ancora il Merra:

"Cinque arcate, tre di prospetto, e due laterali, che s’impostano su cinque pilastri, tre interi e due incassati, con cornici, e basi, ne formano l’atrio, sormontato da un ricco cornicione. La facciata è spartita in tre campi, in quello di mezzo s’apre un ampio finestrone, ed ai lati ha due nicchie incavate nel tufo. Finisce a piramide, con un occhio nel mezzo; questo finimento fu fatto poco prima del 1850. Una maestosa porta dagli stipiti di pietra da taglio, ben lavorati ed ornati di rabeschi e di rosoni, mette nel tempio. Sopra l’architrave avvi il mezzo busto della Madonna del Carmine, a tutto rilievo su pietra; tolto quando la Chiesa addivenne sala di ammalati, fu rimesso nel 1839. Originariamente, in mezzo all’architrave, leggevasi inciso il seguente distico del rinomatissimo poeta dell’Ordine Carmelitano, Giambattista Mantovano: [1]
DUM FLUET UNDA MARIS, CURRET PER AEQUORA PHEBUS
VIVET CARMELI CANDIDUS ORDO MIHI.
[ Finché fluttueranno le onde del mare e Febo, il sole, girerà sulla terra
sempre esisterà il mio fulgido Ordine del Carmelo
]
Questi bei versi furono vandalicamente cancellati col piccone, quando nel 1806, la Chiesa ed il Convento furono convertiti in Ospedale militare delle Puglie!"

NOTE

Un doveroso ringraziamento è dovuto a Don Pasquale Gallucci e a Don Franco Leo, ultimi due rettori del Seminario, per la elevata disponibilità da loro offerta perché in queste pagine si potesse documentare fotograficamente la Chiesa del Carmine ed il Seminario. Un altro grazie è dovuto a Don Sabino Matera per aver messo a disposizione del redattore di queste pagine i suoi approfonditi appunti sulla storia del Seminario dall'anno in cui fu spostato nel convento carmelitano, il 1839, fino alla fine del suo rettorato, il 1997.

[1] Questi versi di Giambattista Mantovano [(beato) Giovanni Battista Spagnoli (in latino Baptista Mantuanus Hispaniola), 1447-1516] si possono legge scritti anche nella Chiesa di Maria SS. del Monte Carmelo di Taranto, murata un tempo nel vano scale presso l'ingresso di Via Giovinazzi, oggi posta in chiesa sotto la balconata dell'organo. Ivi la si legge con queste parole:
DVM FLVET VNDA MARIS CVRRETQVE PER AETHERA PHOEBVS
VIVET CARMELVS CANDIDVS ORDO MIHI

In questo distico latino è riportato quanto la tradizione racconta sull'apparizione di Maria santissima del Carmelo a San Pier Tommaso (francese Pierre Thomas, 1305-1366), evento nel quale la Vergine promise al Santo che l'Ordine Carmelitano non sarebbe mai venuto meno.

Credo sia interessante rilevare che l'autore di questo elegante distico, Giovanni Battista Spagnoli, sembra si sia ispirato, direi parafrasando, ai seguenti versi che il grande Virgilio, nel 1° libro dell'Eneide, fa pronunziare al naufrago Enea nell'encomio a Didone che (a Cartagine) lo aveva accolto nella sua reggia:
IN FRETA DVM FLVVII CVRRENT, DVM MONTIBVS VMBRAE
LVSTRABVNT CONVEXA, POLVS DVM SIDERA PASCET:
SEMPER HONOS NOMENQVE TVVM LAVDESQVE MANEBVNT;
[ Finché i fiumi correranno al mare, finché l'ombre ruoteranno
intorno alle cavità dei monti, finché il cielo muoverà le stelle,
l'onore e il nome tuo, e le tue lodi sempre esisteranno.
]