il campanile

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Il campanile ai primi del Novecento, a fine Novecento e nel 2010
[Il campanile a fine Ottocento, a fine Novecento e nel 2010 - (1ª foto del "Brooklyn Museum NY" (elab. colore) - 2ª foto di Michele Monterisi)]

La torre campanaria

Introduciamo la descrizione del campanile con i suoi riflessi spirituali e la sua storia riportando quanto scrive Gianni Agresti nel sotto citato opuscolo:

il gallo sulla lanterna
[il gallo sulla lanterna - foto di di Michele Monterisi]

"Il Campanile della Cattedrale di Andria, con la sua mole massiccia puntata al cielo dalla cuspide ottagonale, è - ancora oggi - un segno inconfondibile nel panorama di Andria.
   Visto da lontano, eretto accanto alla sua chiesa più antica, esso appare come un fermo segnale nella distesa campagna andriese, vigilante sui suoi orizzonti, e sulle case piccole e grandi della Città.
È opera di più secoli: dal suo basamento quadrato, che è di epoca normanna e che sembra un torrione medioevale tra il sacrale e il guerresco, le pietre di questo Campanile salirono più in alto, sino alla cella campanaria con le strette finestre a sesto acuto e poi alle più ampie, ariose bifore del primo piano: e più alto ancora - alla fine del Quattrocento - sino al torrino ottagonale che si leva al cielo con la sua ardita cima appuntita.   Esso porta lontano, come strumento sonoro, il suono delle campane.  E saluta ogni giorno il sorgere del sole.

Il Campanile di Andria solleva in alto, in cima alla aguzza piramide di coronamento, un gallo verdastro, grande e maestoso, che, con la cresta a corona e l'ampia coda falciforme, raccoglie e segna la direzione del vento.    Issato su una sfera metallica negli ultimi anni del Quattrocento dopo la costruzione dell'ardito arco ogivale del presbiterio, e a conclusione dei lavori di rifacimento della Cattedrale durati mezzo secolo, fu rivestito - a fine Settecento - da lamine di rame da Leonardo Leonetti (detto il fuciliere) abile artigiano andriese. ... In questo gallo secolare, vigilante in cima al Campanile, una tradizione andriese vi scorse la leggenda di Pietro - l'Apostolo che al canto del gallo rinnegò Cristo - venuto qui ad annunziare il Vangelo: tradizione che è un segno delle antiche radici cristiane della comunità."

[Il testo è tratto da Il Gallo sul Campanile della Cattedrale di Andria, di Gianni Agresti, Tip.Guglielmi, Andria, 1996].


I dati storici più significativi
dai documenti lapidei e testuali

Il primo documento lapideo è una iscrizione che il Morgigni, a pag. 122 del suo sotto citato studio “Pagine sparse nella Storia Civile e Religiosa di Andria”, afferma di aver visto sul davanzale di una bifora del campanile, (iscrizione che ricordo di aver visto anch'io [se la memoria non m'inganna!] nei primi anni Settanta del Novecento, quando con l'amico Domenico Di Leo laureando con una tesi sulle Origini di Andria, accompagnato da mons. Giuseppe Lanave, salii sul campanile per osservarla). Il Morgigni così la trascrive e la interpreta: “S. C. A. – A. D. 1118, cioè Sub Comitatu Andriensi nell’anno del Signore 1118”.

Questa iscrizione incisa sul davanzale di una finestra del campanile indicherebbe che la costruzione del primo registro delle campane fu completato nell'anno 1118, mentre Andria era contea normanna.


Un'altra testimonianza lapidea è la pietra tombale del vescovo Martino de Sotomajor, morto nel 1477, vista nel Seicento presso il lato dell'epistola dell'altare maggiore da lui realizzato, (lapide già poco leggibile ai tempi dell'Ughelli, che la trascrisse nella sua “Italia Sacra“, e poi andata perduta in uno dei restauri); l'iscrizione così recitava:

MARTINUS TUMULO, QUEM REDDUNT STEMMATA,
(…) CONDIDIT IN TEMPLO PLURA SACELLA, LATUS
CAMPANILIS & ARCEM HINC EXIT PROVIDUS ÆRE
,
ATQUE HUMUM SUPERANS EXTRUIT SACRARIUM.
MAJORIS PIUS ARÆ PRÆTEXTUM OPUS & (…)
MCCCCLXXVII.

L'espressione “MARTINUS ... CONDIDIT ... LATUS CAMPANILIS & ARCEM HINC EXIT PROVIDUS ÆRE”, che può tradursi in “[elevò il fianco (cioè la parte intermedia) e l’apice del campanile dotandolo di campane”, ci indica che entro 1477 detto vescovo aveva fatto innalzare la parte mediana con le bifore e il torrino ottagonale con la cuspide, e che quindi il campanile alla sua morte era stato interamente terminato.


Completato così il campanile da mons. Sotomajor all’inizio dell’ultimo quarto del Quattrocento, troviamo che a fine Cinquecento esso era dotato di ben sei campane (forse comprendendo due nel campaniletto di servizio). Il Resta lo scrive nella sua relazione per la visita ad limina del 10 maggio 1590 "Cathedralis Ecc.[lesi]a Assumptioni B.[eatæ] V.[irginis]est dedicata in parietibus et tectis bene se habens cum sacrestia, Choro, capellis et campanili cum six campanis et organo satis honusto".

In merito all'uso appropriato delle campane, come pressante invito alla preghiera e importante richiamo nelle gravi calamità, e, soprattutto, a quello della "campana della Madonna o di Maria", è interessante quanto nel Sinodo Diocesano del 1582 decise e scrisse mons. Luca Antonio Resta.
All'inizio del suo episcopato la campana di Maria non era suonata per tutti i fedeli i cui funerali si svolgevano in Cattedrale, ma solo per alcuni di rango importante. Al che il vescovo condanna aspramente tale usanza e obbliga a suonarla per tutti; la motivazione addotta per tale ingiunzione non è tuttavia primariamente equalitaria, ma è presa per rispettare le volontà testamentarie dei defunti e, inoltre, per non recare detrimento economico alla Chiesa Cattedrale; evitare, in pratica, di "perdere intere famiglie di defunti" e l'importante remunerazione per le esequie, a vantaggio dell'altra chiesa che veniva prescelta in alternativa.

Il documento inoltre parla di un'altra campana, detta “Spitalera” che per le esequie dei Sacerdoti e dei Nobili era suonata all'unisono con quella detta di Maria.

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]
Campanæ huius Civitatis amodè non pulsentur sic, desuper devolutæ, nisi pro mortuis, quæ deservire habeant ad Clerum, et populum in Ecclesia convocandum, ad annunciandum mane misericordiam Domini, & veritatem eius per noctem; & per illarum sonitũ fideles invicem invitẽtur ad præmium, et crescat in eis devotion fidei:
- Insidiæ inimici procul pellantur,
- procella turbinũ, impetus tempestatum, & fulgurum temperetur,
- infestaq. tonitrua, & ventorum flamina suspendãtur;
- spirutus procellarum, et aeris tempestas prosternatur;
      et ut illas audientes ad orandum confugiãt.
Quarè magistratus etiam atq. etiam hortari oportet; ut campanis, quæ Ecclesiarum usui sunt addectæ, ad reorum supplicij significationem, maximè si consecratæ sint, uti non patiantur.
… … …

Consuetudo, quæ potius corruptela, & contra canones est dicenda, quod cãpana Maria nuncupata non pulsetur, nisi pro sepeliendis aliquibus personis tantùm, quæ, quod peius est ad libitum aliquorum pulsatur cum maximo omnium scãdalo, & murmuratione; unde venit quòd multi cives huius Civitatis, qui sepulcra in hac Cathedrali Ecclesia habent, vel ibi eligunt sepulturam, nequeunt eorũ heredes mortuos suos inferre, quia non possunt obtinere; ut campana prædicta pulsetur, & sic Christi fideles defuncti defraudantur electione sepulturæ, ac in alijs Ecclesijs sepeliuntur contra voluntatem defunctorum, ac in præiudicium maximum huius Ecclesiæ;
propterea mandamus, quod hac corruptela tollatur prout eam tollimus, ac abolemus, & amodo omnibus liceat dicta campana uti; ut testatoris adimpleatur voluntas,
imò concedimus sacerdotibus, & nobilioribus dictæ Civitatis, @ quibuscunq. placuerit, ut pulsentur duæ campanæ pro maiori eorum honore, dummodo campana Maria vocata tinnando manibus pulsetur, et alia spitalera dicta concorditer cum ea; ut pulsari solet, & pro tribus vicibus, quibus pulsatur, nõ excedat quartam horæ pro qualibet vice, deleto omni alio abusũ, ne arguamur à Propheta (Psal.9.) dicente, perijt memoria eorum cum sonitu,
quod in omnibus Ecclesijs etiam regularium observari mandamus.

[tratto da “Constitutiones editæ in Diœcesana Synodo Andriensi quam Rev.mus Lucas Antonius Resta Episcopus habuit A. D. M.D.LXXXII Ter. Nonas Decemb.”, Cupertini, apud Io. Berardinum Defam. M.D.LXXXIIII., ff. 13r-13v, 77v-78r]

Le campane di questa Città [di Andria] d’ora innanzi non suonino fuori dalla norma, se non per i morti, perché siano soltanto a servizio del Clero, per convocare in Chiesa il popolo, per annunciare al mattino la misericordia di Dio e la sua Legge durante la notte; così al loro rintocco i fedeli si spronino vicendevolmente al bene e aumenti in essi la fede.
Il loro scampanio
- respinga lontano le insidie del nemico,
- calmi le trombe d’aria, l’impeto dei temporali e dei fulmini,
- trattenga i minacciosi tuoni e il soffio dei venti;
- atterri la potenza degli uragani ed il maltempo;
       e al loro invito i fedeli ricorrano alla preghiera.
Pertanto è opportuno esortare insistentemente il magistrato che non siano usate le campane, destinate al richiamo delle Chiese e specialmente se sono consacrate, per annunciare l’esecuzione dei condannati.

… … …

Vige l’usanza, o per meglio dire la corruzione, contraria alle regole, di suonare la cosiddetta campana di Maria esclusivamente per la sepoltura di alcune persone e, ciò che è peggio, che venga suonata a discrezione di alcuni con gravissimo scandalo e malcontento di tutti; ne consegue che molti cittadini andriesi, che detengono il sepolcro in questa Chiesa Cattedrale, o che la scelgano come loro sepoltura, non portano qui i loro morti eredi delle sepolture poiché non possono ottenere che detta campana suoni per loro; in tal modo si privano i fedeli defunti della scelta della sepoltura e sono tumulati in altre Chiese contro la loro volontà nonché con grandissimo danno di questa Chiesa Cattedrale.
Per questi motivi ordiniamo che sia eliminata questa corruzione, aboliamo quindi tale usanza e d’ora innanzi sia permesso suonare la campana di Maria a tutti i morti, così che si esaudisca la volontà espressa nel loro testamento.
Tuttavia permettiamo per i sacerdoti, per i più importanti cittadini di Andria e per chiunque altro lo desidererà, che a loro maggiore onore siano suonate due campane, in modo che la campana di Maria suoni rintoccando e l’altra campana, detta “Spitalera” [forse quella datata 1310 che il Cafaro dice chiamata "Campanella"] accordandosi con essa; come al solito suoni per tre cicli di non più di un quarto d’ora ciascuno, eliminando ogni altro abuso, per non dover affermare quanto dice il Profeta (nel salmo 9,7): insieme al suono perì anche il ricordo di essi.
Ciò ordiniamo che sia osservato in tutte le chiese, anche in quelle degli ordini religiosi.

Nel Seicento abbiamo la prima annotazione sul campanile scritta da mons. Franco nella relazione sullo stato della Chiesa di Andria allegata alla visita ad linina del 1608; annota che il campanile era dotato di quattro campane e vi si accedeva esternamente alla Chiesa, nonostante fosse costruito sul muro della stessa Chiesa, non essendoci soluzione di continuità tra campanile e portico.

Est igitur in eminentiori parte Civitatis sita Ecc.[lesi]a Cathedralis sub titulo S.[anct]æ Mariæ Virginis assumptae, grandis admodu’, et antiquua, tribus navibusq[ue] miro ordine, aptè, ac pluribus colunnis disposita, nulla prorsus in praesentia[rum] indigens reparatione, cum ea, quæ vetustate, vel alio casu consumuntur, in dies reparentur. ...
Turrem quoq[ue] sacra’ habet quatuor campanis ornatam; et licet à parte foris Ecc.[lesi]æ ad dicta’ turrem ascendat[ur], tamen super ipsiq[ue] Ecc.[lesi]æ murum constructa est; Curam ipsiq[ue], et campana[rum] pulsandi habent duo ex dicta Ecc.[lesi]a in sacris constituti, qui quolibet Anno gradatim ad tale onus substituuntur.

Nella zona più elevata della Città sorge la Chiesa Cattedrale intitolata a S. Maria Vergine Assunta, molto ampia, antica, mirabilmente organizzata in tre navate ed eretta su parecchie colonne, attualmente non necessita di riparazioni, poiché immediatamente si ripara ciò che per vetustà o per altri eventi si deteriora. ...
Ha un campanile dotato di quattro campane; è possibile salire sul detto campanile esternamente alla Chiesa, nonostante sia costruito sul muro della stessa Chiesa. Badano al campanile e al suono delle campane due chierici di detta Chiesa, i quali durante l’anno e gradualmente si scambiano l’incarico.


Una importante annotazione sul campanile è poi scritta da mons. Cassiano nella relazione della visita ad limina del marzo 1651 dove dichiara che il campanile necessitava di riparazione: percosso da un colpo di fulmine nel precedente mese di novembre [1650], esso allora (non era stato possibile durante l’inverno per ghiaccio e freddo) veniva riparato a spese sue e del Capitolo.

Cathedralis est receptitia sub invocat[io]ne Beatiss:[ime] Virginis Assumptæ, solũ indiget reparat[io]ne ipsius Campanile; ictu fulminis proximo presente mense Novembris percussum, quod hi__ diebus (tempore .n. hiemali per glacies, et frigora non licuit) meis, et Capituli expensis reparat[ur].

La Cattedrale, intitolata alla Beatissima Vergine Assunta, è recettizia, soltanto il suo campanile necessita di riparazione; percosso da un colpo di fulmine nello scorso mese di novembre [1650], esso in questi giorni (non fu possibile durante l’inverno per ghiaccio e freddo) viene riparato a spese mie e del Capitolo.

Ecco una successiva descrizione del Campanile del 1656 estratta dalla relazione redatta dal notaio della visita pastorale dello stesso Cassiano nel marzo di quell'anno.
Essa tra l'altro ci fa sapere che la campana detta “La Spedaliera” aveva sulla pancia lo stemma di Andria ed era utilizzata per annunciare le Adunanze Consiliari dell'Università.

De Campanile
Campanile est ad dexterum latus prospectus Ecc.[lesi]æ, in cornu evangelij, et ferè unitus Ecc.[lesi]æ, ex lapide nivo fabrefactum altum, et magnificum, ut pro specula etiam inservire valeat.
Non habet tectum, sed eius loco habet cuspidem ad piramidis modum
.
Sunt in eo quatuor Campanæ, una altera maior quæ pondere excedit alias, ante n.[ost]rũ ad huius Ecc.[lesi]æ adventũ anfracta fuit. fuit dictum hisce proximis diebus publico adunato Consilio conclusum refici.
Onus spectat ad Uni[versi]tatẽ, num modo q.[ui]ª in d.[ict]ª Campana sunt eiusd. insignia, verũ q.[ui]ª cũ ipsa dat[ur] signũ congregandi conciliũ.
Habent singulæ sua nomina.
Dicta campana quæ est rupta est ponderis mille, et trecentis sextertiis(?), dicitur vulgo “La spedaliera”, nec aliquis scit nomen Sacti quod fuit illi impositũ.
2ª vocatur “Maria”, estq. ponderis mille duenni sextertiis.
3ª appellatur “Riccarda”, et … … circiter sextertiis …
Postremæ … … [ Manca una parte piuttosto ampia e terminale del foglio ]
Il Campanile
Il Campanile sorge sul lato destro del prospetto della Chiesa, lato evangelo, e quasi unito ad essa; in pietra bianca è eretto alto e magnifico, adatto anche come torre di osservazione.
Termina non a tetto, ma con una cuspide di forma piramidale.
In esso stanno quattro Campane, la più grande e più pesante delle altre si ruppe prima che della nostra nomina a vescovo di questa Cattedrale; fu detto che sarà rifatta nei prossimi giorni a conclusione della pubblica adunanza consiliare.
L’onere [della riparazione] spetta all’Università, forse perché su detta campana stanno le sue insegne, certamente perché con essa viene annunciata l’adunanza consiliare.
Ogni campana ha un nome.
La campana che, s’è detto, è rotta del peso di 1300 sesteri (o sestanti = 54g x 1300 = 70Kg), è chiamata “La spedaliera”, né si sa quale nome di Santo le sia stato dato.
La 2ª è chiamata di “Maria”, e ha un peso di mille ____ sesteri.
La 3ª è chiamata “Riccarda”, e ha un peso di circa … sesteri.
L’Ultima … … [ Manca una parte piuttosto ampia e terminale del foglio ]

Mons Egizio nella relazione per la visita ad limina del 1671 comunica di aver rifuso negli ultimi anni due delle quattro campane:

Adest Chorus noviter à meo Prædecessore constructus, et simil[ite]r Præsbiterium spatiosum et bené situatum; Campanile cum quatuor campanis, quarum duæ ab hinc annis novitèr à me refecte, et organum restauratum, sicuti simil[lite]r feci de tecto ruinam minante.

C’è un Coro costruito di recente dal mio predecessore, e ugualmente un ampio presbiterio, ben sistemato; c’è un Campanile con quattro campane, due delle quali negli ultimi anni sono state da me rifuse; ho restaurato l’organo e similmente ho fatto col tetto che minacciava rovina.



Dalla Visita Pastorale di mons. Pietro Vecchia nel giugno del 1690 rileviamo poi altri due dati importanti:
- sulla navata destra presso l'ingresso laterale (sopra la porta che dava nel Palazzo Ducale) c'era (e c'è) un campaniletto la cui campanella veniva suonata per avvisare il sacrista di suonare le campane del campanile (maggiore);
- dichiara poi quali nomi avevano le quattro campane a fine Seicento.

L'ingresso laterale con il campaniletto sulla navata e sullo sfondo il campanile   stralcio dalla visita pastorale di mons. Vecchia del giugno 1690
[L'ingresso laterale con il campaniletto sulla navata (foto Michele Monterisi) - stralcio dalla visita pastorale di mons. Vecchia del giugno 1690; documento della Biblioteca Diocesana di Andria]

Il vescovo infatti nella Visita (come può leggersi in parte nella su riprodotta foto) scrive:

Campanile
Visitavit etiã Ianuas d.[ict]æ Ecc.[lesi]æ n° quinque benè aptatas, et in parte superiori ianuã, quæ ducit ad Palatiũ Ducale adest cãpanula in Cãpanile quæ deservit pro prestando signo Sacristis d.[ict]æ Ecc.[lesi]æ pro sonãdis cãpanis Cãpanilis maioris.
Campanile … fuit visitatum comuni_.ne facta p[er] d.[ict]um R.um D.um Visitatorem, et fuit repertum … esse bene compositum, et nõ indigere reparati[onem].
in quo adsunt quatuor campanæ p.ma nominata Maria, altera Spitalera, altera fornaciara, et quarta frascara, est fracta, idest rimata, prò qua renovanda iussit ideo Ill.mus quamp[rim]um provideri ad quos spectat.
Il Campanile
Visitò anche le porte della Chiesa in numero di cinque bene allestite; [esternamente] al di sopra della porta che immette verso il Palazzo Ducale c’è una campanella in un campanile, la quale serve a dare il segnale al sacrista della Chiesa di suonare le campane del campanile maggiore.
Il Rev.mo Signor Visitatore … visitò il campanile e lo trovò ben ordinato e non bisognoso di riparazioni;
in esso stanno quattro campane: la prima chiamata “Maria”, la seconda “Spitalera”, la terza “Fornaciara” e la quarta “Frascara”, che è rotta, o meglio fessurata, per la cui riparazione l’Ill.mo ordinò che quanto prima provvedessero coloro ai quali spetta.

Ancora oggi internamente e in corrispondenza con il campaniletto è ben visibile il foro nella volta donde scendeva la corda con la quale il 2° sacrista in base alla celebrazione in atto azionava la campanella.


La campana più grande era ancora rotta nel giugno del 1704; lo ribadisce mons. Ariano nella relazione della sua visita pastorale, per cui, constatato che l’Università non intendeva accollarsi la spesa, decide di risparmiare nelle candele distribuite al popolo nella festa della Purificazione per poterla riparare:


In visitatione Campanilis, seu turris campanariæ, invenit fuisse fractam pluribus ab hinc annis campanam maiorem sitam ad prospectu orientis versus altare maius, quam tenet[ur] Universitas reficere et renovare expensis Universitatis, quæ inde recipit spirituale … qua ad Divina convocat[ion]ẽ et qua Ecclesia dotem non habet.

Decrevit, per modo prudentialis provigionis, ad lites et dissidia vitanda, q[uate]nus quantitas illa quæ erit expendenda proxime sequentibus annis pro devotione candelæ populo at alijs distribuendæ in festo Purificat[io]nis B. M.[ariæ] V.[irginis], retineat[ur] penes Procura[to]res eo usque quo compleat[ur] summa necessaria prò renovatione campanæ antedictæ.

Visitando il campanile, o torre campanaria trovò che la campana più grande, posta ad oriente verso l’altare maggiore, era fessurata da diversi anni; l’Università è tenuta a ripararla e rinnovarla a sue spese, in quanto da essa riceve aiuto spirituale … e la Chiesa non ha fondi per ripararla.

Decretò, come modo prudenziale di finanziamento onde evitare liti e discordie, che quanto era da spendere nei prossimi e successivi anni in candele per la devozione del popolo e in altre da distribuire nella festa della purificazione della B. Maria Vergine, vengano trattenute dal procuratore finché si raggiunge la somma necessaria per rifondere la suddetta campana.


... dal racconto e dalle cronache degli storici locali

Trascriviamo il primo e interessante racconto di uno storico locale, quello che il Prevosto Giovanni Pastore stende nel foglio 7 recto del suo manoscritto " Origine, erezione e stato della colleggiata parocchial Chiesa di San Nicola":

lapide del Conte Riccardo e della Contessa Emma
[lapide del Conte Riccardo e della Contessa Emma - foto Sabino Di Tommaso]

"Non è da riferirsi abbastanza l'allegrezza, e giubilo de' cittadini di Andria, e sopr'ogn'altro del conte Riccardo, e della Contessa sua Consorte, chiamata Emma, sorella di Gottofredo conte di Conversano, in ascoltar la canonica determinazione di doversi restutuire a questo luogo l'onor del vescovado, che la costituiva nel grado, e lustro di vera e real città. Allora si posero nella maggior premura di dar l'ultima mano al suo compimento, a quel Tempio, che si ergeva in essa sotto il titolo di S. Andrea sembrandoli non proprio per una chiesa Cattedrale, lo ampliò ne' lati, congiungendolo colla Torre, che là stava a destra, l'ornò di Pilastri, e lo ridusse a tre navi, dedicandolo alla Vergine Maria Assunta in cielo, abolendone il titolo di S.Andrea.
Tutto ciò apparisce da una lapide di marmo, ritrovata affissa nel po Pilastro di essa chiesa, in occasione d'essersi ristaurata nell'anno 1778, ma coverta di stucco, ed ascosa a veduta di tutti. In quattro versi esamitri di ritmo leonino si esprimono le laudi di essi conti Riccardo, e Emma, e li voti de' medesimi in dedicarlo alla Regina de' cieli
[e in nota laterale trascrive i quattro versi].
Fe' dar compimento alla Torre, che sta in uso di campanile, con terminare il secondo registro sino al cornicione, che lo adorna, ed in fine sopra di questo una Piramide ottangolare, la di cui apice serve di base ad un Gallo di legno ferrato, versatile ad ogni vento, e che indica quello che spira: adottato tal Gallo per ricordare al Popolo, l'onor che li primi antichi loro antenati ricevettero dall'Apostolo S. Pietro in predicarli la Fede di Gesù Cristo."


Racconta il Borsella a metà Ottocento nel testo citato:

DUOMO. Noi lo mediteremo. Esso alto grandeggia pel gotico campanile come ben si ravvisa in ciascuna delle logge del second'ordine, che ha nel mezzo una colonnetta con base, e capitello, con in cima una specie di cappelletto traforato da un occhio, solito ornato degli edificii gotici, secondochè apparisce, non meno dalle finestre esistenti nel Castello del Monte ma anche del campanile di Trani. Tiene un gallo di rame in cima, il quale rammemora, come fama suona, la venuta del primissimo custode delle somme chiavi; mentre calato S. Pietro di Antiochia in Italia predicò la divina parola in Taranto, in Trani, in Andria. Vi hanno popolari tradizioni che tanto affermano; e noi nelle tradizioni del popolo riconosciamo gli elementi più sicuri della storia. Di esso campanile é massimo ornamento la campana della Madonna, preziosa per fior di metallo, e per copia di argento visibile, sicchè pare di Bronzo Corintio; veneranda perchè alla cupa malinconia degli squilli, terremoti, bufere, morbi, fuggono; e perchè spose sofferenti a sciogliere il grembo doloroso, facile si alleviano di loro pargoli. La iscrizione, che vi si legge in caratteri gotici, è ricordatrice che venne fusa da un Prete di Andria, D. Giacomo Dardanelli, in onore della Vergine per aver liberato Andria da un micidiale contagio nel MCXI. Oltre questa, nel campanile esistono tre altre campane, che nelle ricorrenze festive producono gratissima armonia.

[tratto da "Duomo" in "Andria sacra", di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, p. 41].


il campanile, particolare della sezione gotica

campanile Cattedrale: registro delle campane
[il campanile, 1º e 2º registro - foto Michele Monterisi]

Riportiamo indi la descrizione con quanto scriveva Domenico Morgigni nel 1919 a pag.122 del sotto sitato testo:

"Il campanile è una torre quadrangolare, solida ed elegante insieme. La si vedeva figurata sulla gran tavola dipinta di San Riccardo, opera dell'ottavo secolo, bruciata nell'incendio del 1799.
Il secondo piano dalle graziose bifore le fu sovrapposto nel tempo dei Normanni, come si vede da iscrizione sulla mensola di una delle quattro finestre: S. C. A. - A. D. 1118, cioè Sub Comitatu Andriensi nell'anno del Signore 1118 [NdR1].
Il terzo piano con la cuspide ottagonale fu sollevato dal Vescovo De Soto Maior (1473-1477), come si legge da iscrizione sulla di lui pietra sepolcrale
[testo riportato dall'Ughelli nella colonna 931 della sua "Italia Sacra"]: condidit in templo plura sacella, latus Campanilis et arcem [hinc exit providus aere].
Il quale campanile non poggia su l'attuale livello della città, sibbene sull'antico; perciò si approfondisce di parecchi metri sotto il suolo.
"

[da Pagine sparse nella storia civile e religiosa di Andria, del Can Menico Morgigni, Tip.B. Terlizzi,Andria,1919, pag.122]


Da un testo di Pasquale Cafaro del 1943 rileviamo la descrizione delle campane:

"Il campanile ha una ricca dotazione di quattro campane, due delle quali sono le più pregevoli di Andria.

PREGEVOLISSIMA, artisticamente e storicamente, è quella datata 1310 [forse quella che mons. Resta, nel testo citato, chiama "Spitalera"], che è poi la rifusione della campana originaria del 1118 costruita con spontanee offerte di metallo prezioso dei cittadini. La bella e sonora campana trecentesca misura cm. 87 di diametro e cm. 95 di altezza, e presenta la caratteristica forma dell'epoca con il profilo quasi verticale appena svasato verso la bocca. Al sommo della testata porta in caratteri gotici puri rilevati con grande finezza l'iscrizione:

VERBUM CARO FACTUM EST ET HABITAVIT IN NOBIS
†XPS VINCIT XPS REGNAT XPS IMPERAT†
†BEATE NICOLAE†
HOC OPUS FACTUM EST A. D. MCCCX
La preziosa campana, detta Campanella, col suo suono argentino e brillante squilla da oltre sei secoli, fra tanto mutare di vicende immutata nella voce e nell'anima.

L'altra campana, denominata della Madonna [NdR2] e particolarmente cara agli andriesi, e PREGEVOLE per vetustà e per arte: fusa nel 1439, ha timbro grave e solenne, che i cittadini ben riconoscono quando essa squilla per invocare dalla Vergine favore alle partorienti o protezione nelle pubbliche calamità. Notevolmente grande - m.1,05 di diametro, m.1,01 di altezza - presenta la forma sviluppata delle campane quattrocentesche con la linea ampiamente svasata verso la bocca.
Nella testata è scolpita in caratteri gotici bastardi la salutazione angelica:
"† Ave Maria gratia plena Dominus tecum † Benedictus fructus ventris tui † Ave Maria ora pro nobis peccatoribus Amen
Intorno all'orlo della bocca, con gli stessi caratteri:
Onorem Deo et patriae liberationem mentem sanctam spontaneam † Dominus Jacobus (indecifrabile) Sub A. D. M.CCCC.XXXIX.

La campana denominata di S. Riccardo è la più grande della Cattedrale e della città, misurando m.1,33 di diametro e m.1,20 di altezza, pesando ben 18 quintali: ha timbro aperto e vibrante. Questa è da considerare INTERESSANTE artisticamente per la bella e imponente fusione.
Caratteri latini nella testata dicono:

Sancte Richarde Praesul Andriae preces devotas suscipe.
Nel centro:
Aere capitulari
Concflatum
MDCCCLXIII
A fratribus Ripandelli
Intorno all'orlo della bocca si legge la bella iscrizione che ricorda anche il suo ufficio civico:
Laudo Deum * Plebem voco * Civitatem congrego * Defunctos ploro * Pestem fugo * Festa decoro
La campana fu originariamente fusa a cura ed a spesa quasi totale della Università di Andria nel 1809 (sindaco Montenegro), rifusa poi a spese del Capitolo - come si è letto - nel 1863.

L'ultima campana, attualmente dedicata all'Addolorata ed alla S.Spina, delle quali reca in rilievo le immagini, misura cm.94 di diametro e cm.90 di altezza; deriva dalla rifusione di quelle del 1632 e 1923. Vi si legge infatti inciso:

Fusa A. D. MDCXXXII
Refusa A. D. MCMXXIII
Iterum refusa A. D. MCMXXIX
Nicolae Giustozzi Tranem
"

[da Campane e Campanili di Andria, di P. Cafaro, Tip.F.Rossignoli,Andria,1943, pagg.7-11]


In riferimento al registro del campanile nel quale sono ospitate le campane l'attento ricercatore architetto Vincenzo Zito, nelle pp. 18-19 del suo studio sotto citato, fA notare le modifiche apportate sul finire dell'Ottocento all'altezza dei davanzali delle monofore; scrive:

"... verso la fine del XIX secolo ... Anche la cattedrale fu interessata da lavori di restauro che furono condotti secondo la moda del tempo. Ne furono interessati la cripta ed il campanile. ... restauri furono eseguiti al campanile, a seguito dei quali le finestre monofore del primo livello, che originariamente partivano da una quota prossima al toro marcapiano, furono 'accorciate' dalla base per formare una sorta di parapetto, snaturando così la loro forma originaria, cosa che ancora oggi è possibile verificare"

[tratto da "LA GUERRA DEI 200 ANNI - I beni culturali di Andria distrutti dagli andriesi tra Ottocento e Novecento" di Vincenzo Zito, edizione dell'autore, Andria, 2010, pp.18-19]

confronto delle immagini del registro delle campane nel tempo

Le tre immagini qui riprodotte illustrano come si presentava il piano campane nei vari secoli, e precisamente:
- fino al 1471, nel dipinto realizzato sull'anta sinistra della teca delle reliquie della Cattedrale: "Cristo benedice Andria", prima cioè che mons. Martino de Sotomajor lo innalzasse degli altri registri. Questa informazione si evince dalla perduta lapide sepolcrale di detto vescovo, dove era scritto: "LATUS CAMPANILIS & ARCEM HINC EXIT PROVIDUS ÆRE" [elevò il fianco (cioè la parte intermedia) e l’apice del campanile dotandolo di campane];
- a  inizio Novecento, dopo i restauri appena eseguiti in quel tempo;
- attualmente (2014).
Come può facilmente osservarsi, è evidente che il davanzale delle monofore nel Quattrocento probabilmente era alto solo quattro file di conci a partire dalla cornice marcapiano;
la foto centrale evidenzia  l'elevazione sulla muatura del davanzale di altre sei file di conci in tufo calcarenite;
la foto del 2014 (attuale) mostra che, con gli utimi restauri, i conci in pietra di Trani hanno soppiantato i tufi della precedente modifica.


È opportuno infine leggere anche lo studio  La Cattedrale di Andria di Filomena Lorizzo, tip. "S.Paolo", Andria, 2000 (per il campanile i capitoli VI e VIII)

NOTE (del redattore e autore della pagina)

[NdR1] Detta iscrizione non può indicare l'epoca di costruzione del secondo piano con le bifore, in quanto non ancora realizzate fino a metà Quattrocento, che è l'epoca approssimata della tavola delle reliquie "Cristo benedice Andria", nella quale il campanile è raffigurato eretto fino al livello delle monofore.
Tale iscrizione datata 1118 potrebbe forse indicare l'anno in cui era stato finito detto livello delle monofore e affissa tra i sovrastanti merli allora esistenti.

[NdR2] Il D'Urso ne parla nella sua "Storia di Andria" (nel libro III, cap. IV), con dati cronologici e testuali discordanti da quanto sopra scrive Pasquale Cafaro; afferma infatti:
"Un attestato della numerosa popolazione, dell’opulenza, e del lusso degli Andriesi in questi tempi ci viene da un Patrio monumento. Esso consiste in una Campana, che venne qui fusa, dietro un calamitoso avvenimento, il quale si dileguò da queste regioni, mediante l’invocazione della Beata Vergine Maria. Essendo terribilmente flagellati gli Andriesi, per giusta vendetta di Dio, da un maligno aereo influsso, il quale faceva strage alla rinfusa su di ogni ceto di persone, e specialmente sulle donne incinte; in tali opprimenti circostanze la popolazione non avendo da chi sperare salvezza, fece ricorso al Cielo, ed in modo particolare al comune confugio degli afflitti. Furono intanto ordinati sette giorni di rigorosi digiuni, e penitenze, per cosi calmare l’ira di Dio. In questo frattempo tutti coloro, che si portavano in Chiesa, e soprattutto le donne, offrivano alla santissima Vergine tanti ricchi doni in oggetti di oro, e di argento. Non erano ancora passati i sette giorni, e la pietosa nostra Madre, accorrendo sollecita al gemito della desolazione, ottenne da Dio la comune liberazione da ogni miasmo pestilenziale. Allora gli Andriesi, desiderando autenticare il miracolo, e pubblicarne perennemente la memoria, raccolsero tutte quelle spontanee obblazioni di oro e di argento, e mescendole col bronzo fecero fondere una Campana di molta mole, la quale tuttafiata appellasi di Maria. Essa portò questa iscrizione intorno alla sua Corona = Mentem Sanctam, spontaneam, honorem Deo, ac Virgini, et patriæ liberationem = Pantaleon fecit. Anno Domini MCXI. Ma la medesima essendo stata rifusa nell’1400. a tempo di Francesco I. del Balso Duca di Andria, ebbe quest’altra indicazione: nella Corona di sopra leggesi l’Angelica Salutazione — Ave Maria, etc. in quella di sotto = D. Jacobus Bardanelli fecit. A. D. MCCCC."

[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]