Dall’abside della navata sinistra si ha una veduta d’insieme delle affrescature realizzate su tutto questo corridoio trasversale antistante l'arco trionfale; i temi trattati e la ricchezza cromatica delle pareti e degli archi di comunicazione fanno a ben ragione considerare questa zona al pari di un classico transetto antipresbiteriale.
A sinistra e fuori campo visivo domina l’absidiola
l'affresco del Cristo Pantòcrator;
nell'arco di passaggio alla navata centrale sono affrescati
San Leonardo di Noblat,
la Creazione di Eva, il Peccato originale e un
Cristo risorto; adiacente a quest'ultimo
Sant'Antonio di Padova (foto a destra);
immediatamente a seguire sulla sinistra s'innalza l’arco trionfale, deturpato dall'ingiustificabile allargamento
e decorato con una Annunciazione e una Crocifissione sormontati da una
Lavanda dei piedi e un'Ultima cena;
sulla'arco di comunicazione che, in fondo, immette nella navata destra
è ben visibile
San Nicola, metre sono fuori campo visivo un altro Cristo risorto con l'eucarestia e
una Madonna della tenerezza;
si scorgono infine sulla parete della navata destra i quadri che danno il nome a questa chiesa rupestre:
le sei scene del ritrovamento della Croce, adiacenti all'absidiola destra dedicata a una Crocifissione (fuori campo),
sull'arco della quale è da qui visibile
San Ludovico di Tolosa.
Sant'Antonio di Padova è dipinto sul secondo pilastro della
navata sinistra;
sugli altri lati dello stesso pilastro (non visibili nella foto sopra) sono affrescati un
Cristo Risorto (a sinistra)
e una Madonna della Misericordia (a destra).
Il dipinto del Santo è molto deteriorato, specialmente nella parte inferiore, quasi del tutto svanita.
[a sx: Sant'Antonio di Padova, part. in Santa Croce ad Andria (foto Sabino Di Tommaso,2013)
- a dx: il Santo nella sua Basilica a Padova (foto dal sito "
Veneranda arca di Sant'Antonio")]
L'affresco di Andria quindi appare chiaramente ispirato a quello trecentesco della Basilica di Padova; la parte inferiore praticamente del tutto danneggiata e scomparsa non permette di controllare se fossero rappresentati anche degli offerenti o devoti come negli altri affreschi della navata: nella traditio legis e nella Madonna della Misericordia.L’affresco, che si trova nel presbiterio, sul pilastro angolo anteriore a sinistra, rappresenta sant’Antonio a figura intera su sfondo celeste; il santo, che veste il classico saio bruno, con la mano destra compie il gesto della benedizione e con la sinistra regge un libro. Ai suoi piedi in ginocchio compaiono le figure dei due devoti offerenti. Alle spalle, divisa dall’ingombro del santo, scorre la scritta “S. ANTONIUS”. L’affresco risale al XIV secolo (strato sottostante forse del XIII secolo, con aggiunte posteriori cornice secolo XVII [?]), ed è conosciuta come la “vera effigie di sant’Antonio”.
Comunque la presenza di un affresco raffigurante Sant'Antonio di Padova in questa chiesa rupestre penso sia dovuta soprattutto alla particolare devozione che l'Ordine Francescano riserbava per la Santa Croce, a seguito di vari eventi concomitanti, ben evidenziati dalla studiosa di iconologia medievale Barbara Baert (docente in Storia dell'Arte nell'Università Cattolica di Leuven [Lovanio] in Belgio) nella sua ricerca “La leggenda della vera croce e la sua iconografia (VIII-XV secolo)”, pubblicata online da “Lirias” della “Katholieke Universiteit Leuven”, Paesi Bassi, ed. IRSA, 2012, e pubblicata anche in italiano nel 2013 sulla Enciclopedia Costantiniana della Treccani. In detto studio scrive la Baert:
I francescani favorirono il tema della leggenda per vari motivi. Secondo le loro tradizioni, san Francesco aveva ricevuto le stimmate il 14 di settembre, festa dell’Esaltazione della croce. Inoltre, attorno al 1340 essi erano diventati custodes del Santo Sepolcro in Gerusalemme. Anche la metafora teologica del lignum vitæ della croce si sviluppò in ambiente francescano. Taddeo Gaddi dipinse un Cristo crocefisso all’Albero della Vita per il refettorio di Santa Croce in Firenze (1340 circa), ispirandosi al Lignum vitæ di San Bonaventura (1257-1274), un trattato in cui la vita di Cristo e la redenzione da lui operata venivano rinarrate usando il simbolismo dei frutti dell’Albero della Vita. I francescani si resero conto insomma che la leggenda della croce, all’epoca fiorente, ben si adattava alle loro idee; sicché l’adottarono, e mantennero con essa una relazione ravvicinata per tutto il Medio Evo.
[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]