il presbiterio

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Il Presbiterio

Per il grande Presbiterio l’esposizione sia dei dati storici che delle analisi affettuate dagli studiosi, considerata la vastità dell'argomento, è qui frammentata nelle seguenti pagine:
- L’ampio presbiterio, visione d'insieme,
- Il profondo abside con il Coro del Quattrocento,
- Le tre recenti strutture liturgiche,
- Il trecentesco "Crocifisso doloroso",
- L'antico Altare-Cappella della Natività di Maria Vergine,
- I demoliti Trono e Coretto Baronale, (in questa pagina)
- L’altare di Jacopo Colombo nel Presbiterio d’inizio Novecento.


Trono e coretto episcopale – trono e coretto baronale, sul presbiterio

Il vescovo, quando presiedeva le celebrazioni sul presbiterio, saliva altri tre gradini marmorei ed uno ligneo per raggiungere sulla sinistra il trono pontificale. Su tale trono si protendeva un poderoso baldacchino che reggeva una tribuna o coretto, nel quale dal palazzo vescovile egli, coi suoi famigli, poteva accedere ed assistere alle sacre funzioni non presiedute da lui.

Di fronte al trono e coretto del vescovo, fino agli inizi del 1691 esisteva (nonostante i citati divieti della Curia Romana d’inizio Seicento (documento del 5 marzo 1619) e gli ultimi emanati tra il 1666 ed il 1668) anche un corrispondente trono baronale con relativo superiore coretto al quale la famiglia del Duca poteva accedere direttamente dal suo palazzo. Il 26 febbraio di quel 1691, vescovo mons. Pietro Vecchia, il trono e coretto baronali furono abbattuti, in ottemperanza ai suddetti numerosi decreti ingiuntivi emessi dalla Sacra Congregazione dei Riti (ciò nonostante tale trono baronale sarà poi ripristinato per altri cent’anni da mons. De Anellis nel 1744 ed indi definitivamente eliminato da mons. Cosenza nella notte tra il 26 ed il 27 giugno del 1848).

Sec. XVII: Altare della Natività e i 2 troni, l'episcopale ed il ducale
[Pianta elaborata elettronicamente su rilievi allegati alla perizia tecnica del 1847 e in base alle ricerche dell'Arch. Grazia Maria Roberto (tav. 8, pubblicate nel testo citato)]

I documenti più antichi e significativi

Dai documenti del tempo si rilevano le descrizioni di tali troni.
Mons. Cassiano nel 1656 fa intendere che, insieme al magnifico coro, aveva anche realizzato, in un posto più adeguato, la sede episcopale con i relativi drappi per quando il vescovo partecipava all’Ufficio divino. Aveva anche realizzato le sedi per il Vicario per quando desiderava accedervi prima e dopo il Pontificale, nonché quella propria per il Diacono, il quale fino allora occupava quella dell’Arciprete, l’Arciprete quella del Cantore, e questi del Primicerio, e così via di seguito.
A sinistra del trono episcopale si apriva l’uscita nell’atrio del palazzo vescovile e poi, tra quest’ultima e l’altare maggiore, si accedeva in un’ampia sacrestia illuminata da due finestre, dalla quale era anche possibile accedere direttamente nelle stanze del palazzo.

Mons. Ascanio Cassiano nella sua visita pastorale del 1656 scrive:

[trascrizione del testo originale in latino] [traduzione]
In digniori diximus loco est constructa sedes ep.[iscop]alis ubi sedet Ep.[iscop]us quando ad divina accedit officia, et habet suos pannos.
Sedes pro vicario quando vult accedere et prima et post Pontificalẽ, et illa proprie in qua sedet diaconus, qui hunc temporis occupat sedem Archipræsbiteris, Archipræsbiter Cantoris, et hic Primicerij et sic gradatim. …
Posita est Sacristia in Ecc.[lesi]æ capite, in cornu Evangelij.
Habet ante se Presbiteriũ, sedem Pontificalẽ, estq;[ue] … porta qua itur ad ædes Episcopales.
In un posto più adeguato, abbiam detto, è stata realizzata la sede episcopale per quando partecita all’Ufficio divino, ed ha le sue fodere.
Sono state realizzate le sedi per il Vicario per quando desidera accedervi prima e dopo il Pontificale, nonché quella propria per il Diacono, il quale finora occupa quella dell’Arciprete, l’Arciprete quella del Cantore, e questi del Primicerio, e così via di seguito.
La Sacrestia si trova nella testata della Chiesa, sul lato Evangelo.
Ha davanti il Presbiterio e il trono pontificale, c’è una porta per la quale si va nell’Episcopio.

Dalla visita pastorale di mons. Alessandro Egizio del 1659 si estrae sia la descrizione più completa del trono episcopale, fatto realizzare, a suo dire, da mons. Vincenzo Caputo (1625-1626) e dal Capitolo Cattedrale, che la descrizione di quello ducale.

Et de inde visitavit sedem Cap[it].ulum, quæ est a latere dextero Eccl.æ supra Præsbiteriũ, et est lignea muro infixa valdè elegans, p. à pavim.[entum] insurgit per tres gradus lapideos ac per pradellã ligneã in cuius summitate est planities ita ut assistentes comodè possint inibi permanere.
Adsunt tres sgabelli, seu scanna ad usũ assistentiũ per politè depicta cũ insignis Ill.mi D.ni Visit[ato]ris.
Adsunt vestes duæ ex panno coloris violacij una, altera ex broccato, et tela serico intertexta vereq. tamen cũ insignijs R.mæ Mem.æ E.[pisco]pi Caputi, ac Rev.di Capituli Cathe.[dra]lis Ecc.[lesi]æ, et ambe indigent reparat.ne.
Supra dictã sedem adest umbella seu baldacchinum ex eodem ligno, ac supradictis vestibus coopertũ et super eũ est balaustram cũ cancellis ligneis ex qua Ill.mus D.nus comodè possit in Cathe.[dra]lem Ecc.[lesi]ã inspicere.
A latare sinistro d.[ict]æ Ecc.[lesi]æ et directe et contra superd[ict]ã sedem Capit.[ular]em adest alia eiusedem longitudinis, latitudinis, et altitudinis, ac eiusdem formæ pro Ecc.mo Duce, qui ex privileggio à suo Palatio habet prospectũ intus Ecc.ã eodem modo, et forma, quibus Ill.mus D.nus Visitator.
In seguito visitò la sede Capitolare posta sul presbiterio nel lato destro della Chiesa [di chi guarda da lì verso la controfacciata]; è di legno molto bella, realizzata contro il muro; vi si sale per tre gradini di pietra ed una predella lignea sul piano della quale c’è spazio comodo per ospitare gli assistenti.
Per gli assistenti vi sono tre scanni molto ben pittati con le insegne dell’Ill.mo Sig. Visitatore.
[Gli scanni della sede] sono coperti da due panni; uno di color violaceo, l’altro di broccato di seta, giustamente con le insegne del Vescovo Caputi, di rev.ma memoria, e del Capitolo Cattedrale; ambedue necessitano di riparazione.
Su detta sede capitolare si erge un baldacchino dello stesso legno e coperto con gli stessi panni; su di esso gira una balaustra con cancelli lignei, dalla quale l’Ill. Sig. [Vescovo] può comodamente guardare nella Chiesa Cattedrale.
Nel lato sinistro della Chiesa, direttamente di fronte alla suddetta sede Capitolare ve n’è un’altra della stessa larghezza, lunghezza ed altezza, nonché della stessa forma riservata all’Ecc.mo Duca, il quale, per privilegio, dal suo palazzo ha l’accesso nella Chiesa nello stesso modo e forma del Vescovo.

È poi mons. Triveri nella visita pastorale del 1694 a indicare anche la sede della delegazione dei Capitolari di S. Nicola quando partecipavano ai pontificali: sul muro tra la porta della sacrestia e l’altare maggiore.

Presbiteriũ est p[er]amplũ, tabulis ligneis laqueatus, et lapidibus sectis stratus ad sedem ep[iscopa]lẽ a latere evangelij posita p[er] tres gradus lapideos ascendit[ur], et sup[r]a ipsã adest tribuna, ad quã ex Pal[ati]° ep[iscopa]li dat[ur] accessus ad ep[iscop]i, eiusq[ue] familiæ devotionẽ et commode. …
a Cap[ito]lo S. Nicolai reficiat[ur] sedile propè ianuã sacristiæ positũ, in quo sedere solent Capitulares eiusdẽ Colleg[ia]tæ quando ad Pontificalia conveniunt.
Il presbiterio è molto ampio, con la volta a lacunari lignei e da un pavimento in lastre di pietra attraverso tre gradini si sale al trono episcopale posto sul lato evangelo; su tale sede c’è una tribuna alla quale dal palazzo vescovile il vescovo e i suoi domestici devotamente e comodamente possono accedere. …
Dal Capitolo di S. Nicola si faccia restaurare il sedile posto presso la porta della sacrestia, dove sono soliti sedere i Capitolari di quella Collegiata quando partecipano ai riti pontificali.

Notizie ... dal racconto degli storici locali

Leggiamo ciò che ipotizza la Roberto nel libro sotto citato in merito al Tronetto ed al camminamento tra Cattedrale e Palazzo Ducale:

La scelta della Contessa Beatrice [D'Angiò, moglie di Bertrando Del Balzo] di risiedere ad Andria fu probabilmente condizionata dall'ottima accoglienza offertale dalla popolazione andriese, conseguenza del dono fatto dalla Contessa al Capitolo della Cattedrale, consistente nella Sacra Spina della Corona di Cristo che fu deposta, insieme ad altri suoi doni, nel presbiterio della Cattedrale.
Il Capitolo della Cattedrale ringraziò per tale dono permettendo l'introduzione di un Tronetto Baronale, all'interno della Cattedrale, di fronte a quello del Vescovo. A questo Tronetto, che rimase a disposizione delle famiglie Ducali per i secoli a venire, si accedeva dal Palazzo Ducale attraverso un porta, oggi murata, che si apriva all'interno di un ambiente indicato nei documenti come ‘stanza del Tronetto’.
parte rinascimentale del Palazzo unito alla Cattedrale
... Sicuramente quella parte di Fabbrica, contigua alla Cattedrale [foto a destra] e così architettonicamente differente dall'intero Palazzo Ducale, è la dimostrazione di quanto è stato ipotizzato: fu lasciata tale [dai Carafa] perché garantiva il collegamento del Palazzo alla Cattedrale, infatti uno degli ambienti corrispondenti a questa sezione di prospetto è la ‘stanza del Tronetto’, lo stesso Tronetto che il Capitolo della Cattedrale aveva donato alla contessa Beatrice D'Angiò in cambio della Sacra Spina.
volta a schifo della sala del tronetto nel Palazzo Ducale
[foto tratta dal citato testo di G.M. Roberto]
... Prima di giungere al piano nobile [del Palazzo Ducale], salendo dalla medesima scala, dal pianerottolo intermedio ci si immette in un ambiente che corrisponde alla ‘stanza del Tronetto’ e che sul prospetto verso Piazza la Corte ha l'affaccio sul primo balcone. Entrando si è testimoni di un magnifico esempio di architettura rinascimentale: una splendida volta "a schifo con lunette", il cui attuale rivestimento è un intonaco bianco che rimosso potrebbe nascondere piacevoli sorprese; sostando qui per un attimo ci si accorge di un'apertura, ormai chiusa, sul muro comune alla Fabbrica della Cattedrale. Dunque questa stanza fu detta del Tronetto perché da quella porta il Conte Bertrando Del Balzo e la sua famiglia potevano assistere alle funzioni religiose che si svolgevano nella Cattedrale sedendo appunto a quel Tronetto, posto di fronte a quello del Vescovo e precisamente sul presbiterio, che il Capitolo della Cattedrale aveva donato alla Contessa Beatrice D'Angiò.
L'uso di questo Tronetto Baronale fu ereditato anche dalla famiglia Carafa, fino al 1691, anno in cui, in seguito alle dispute tra Fabrizio V Carafa, allora Duca, ed il Vescovo Vecchia, fu portato via dalla Cattedrale e bruciato dai cittadini andriesi in Piazza La Corte. L'avvenimento portò ad un cambiamento importante: il Tronetto non fu più portato nella Cattedrale, interrompendo così i rapporti tra la Famiglia Ducale e la Chiesa, ed inoltre imponendo la chiusura della porta che collegava il Palazzo con la Cattedrale. Solo nel 1744, con il Vescovo Mons. De Anellis, il quale fece costruire un magnifico trono episcopale, si ripristinò il Tronetto Baronale e contestualmente la riapertura della porta che collegava il Palazzo alla Cattedrale; di certo la sua attuale chiusura non è documentata ed è sicuramente successiva all'arrivo della famiglia Spagnoletti al Palazzo.
... Ritornando su Piazza la Corte, guardando ancora la sezione di prospetto confinante con la Cattedrale, noteremo che il piano terra è caratterizzato da un portale ad arco che attualmente conduce ad una rimessa. Come per il primo piano, anche in questo caso è necessario evidenziare un particolare: la muratura che chiude il piano terra s'interseca con quella della Cattedrale, e precisamente con il muro del presbiterio, formando con il transetto della stessa una rientranza; particolare questo poco raffinato dal punto di vista architettonico, forse perché risultato di modifiche successive.
... Le due rimesse [confinanti con il Presbiterio della Cattedrale], in origine, corrispondevano ad un camminamento pubblico di cui si trova un'attenta descrizione nel testo del Morgigni “La Cattedrale di Andria e le sue antichità" ”del 1907. L'autore fa riferimento all'attuale sacrestia maggiore e parla di un corridoio che parte da questa e che un tempo girava intorno alla chiesa dai lati che guardano verso oriente (verso Piazza Catuma, quindi intorno all'abside) e verso mezzogiorno, ossia la parte che costeggia il Palazzo Ducale. Questo corridoio in parte è adibito all'attuale “sacrestia dei cassetti“ ed in parte era la via coperta, rimasta tale fino agli ultimi anni del XVIII secolo, che tra la Cattedrale ed il Palazzo Ducale dava accesso da Piazza la Corte a Piazza Catuma e viceversa. Fatto ancor più importante è che il Morgigni faccia corrispondere questo corridoio, o galleria semicircolare, all'antico portico del nostro Tempio superiore, richiamando la tipologia delle antiche Chiese, chiamandolo Vestibolum perché così era indicato fino all'anno 1451 in molte delle "Relazioni" del Duca Francesco II Del Balzo lette dallo stesso autore.
[tratto da "Palazzo Ducale di Andria", di Grazia Maria Roberto, edito nel 2001 a cura della Regione Puglia C.R.S.E.C. BA/3, pp. 10, 17-18, 21-22].
Sec. XVII: i 2 coretti sui troni, l'episcopale ed il ducale
[Pianta elaborata elettronicamente su rilievi allegati alla perizia tecnica del 1847 e in base alle ricerche dell'Arch. Grazia Maria Roberto (tav. 13, pubblicate nel testo citato)]

Va sottolineato che la cosiddetta "stanza del tronetto" era eretta sul ponte esistente sul camminamento sottostante, così che attreverso una porticina dagli ambienti del Palazzo Ducale si accedeva al balconcino-coretto sul Trono in Cattedrale. Tanto è scritto anche in un documento del Sacro Collegio dei Cardinali del 1691, inviato in Andria a mons. Vecchia; in detto Rescritto romano l'Agresti, che lo riporta nel testo citato a pag  274 del Vol.I , vi legge la seguente ingiunzione: "che mai più si fosse rizzato, in detta Chiesa, il Baldacchino Baronale, e che si fosse serrata a muro la porticina, che dal Palazzo Ducale, e propriamente dal ponte, metteva sul balconcino del Trono."    [Diversi documenti inerenti la rimozione del Trono baronale e del Coretto dalla Cattedrale sono riportati nella "Istoria e Relazione di diversi fatti accaduti nelli governi delli seguenti Vescovi d’Andria, Egizio, Vecchi, Triveri et Ariani." e trascritti dal Merra nel capitolo V del Vol.I  pp.205-278, delle "Monografie Andriesi"]

In base ai documenti su richiamati e citati, nonché al testo della Roberto qui sopra trascritto, è quindi opportuno evidenziare che mentre dalla “stanza del tronetto” il Duca accedeva al Coretto realizzato sul baldacchino del sottostante trono ducale, al Trono invece accedeva entrando dalla maestosa porta laterale, inizialmente forse a lui riservata, porta che, situata nel protetto giardino (attuale largo La Corte) antistante l'ingresso principale del Palazzo ducale, sino a fine Ottocento aveva sull'arco di accesso lo stemma dei Del Balzo e quello dell'Università.


Cattedrale di Andria. Presbiterio. Lato ove era il trono e il coretto del Vescovo
[Cattedrale di Andria. Presbiterio. Lato ove era il trono e il coretto del Vescovo- foto del Ministero della Cultura - ICCD_MPI131846]]
Nella foto scattata nel presbiterio dopo l'incendio del 1916, è ben visibile sulla parete sinistra l'apertura che immetteva al coretto del vescovo, di fronte al quale, sull'altra parete c'era il coretto del Duca.

Descrive il Borsella il luogo ed i due troni con i rispettivi coretti superiori, fatti realizzare dal vescovo De Anellis a metà Settecento:
A fianco sopra quattro gradini del medesimo marmo paesano, si alza splendido il trono Episcopale, dorato profusamente ad oro pretto, fissato sotto dell'Ampio Coretto del Vescovo a modo di Baldacchino, fregiato egualmente di oro, con due Serafini seduti ai lati, egregiamente architettato con eleganti rabeschi in cima, e fiori, terminante con fiocchi. Si osserva nel mezzo una grande impresa, che consiste in braccio fra le di cui dita si stringe un anello. Sotto lo stesso risplende il divino Amore. Vien fiancheggiato da due pilastri forniti di basi e capitelli, sopra de' quali seggono due grandi Cherubini con ali aperte. La sedia del Vescovo a grande spalliera, e a bracciuoli sta nel mezzo, artificiosamente lavorata, avendo in cima concava lucida chiocciola, e la testa di vago Angioletto e altri fregi che lateralmente l'adornano, consistenti in festoni sparsi di rose, con grappoli di uva. Quest'opera stupenda di bella Architettura venne eseguita da Tommaso Porziotta, nostro concittadino a spese del vescovo Domenico Anelli Andriese, che da Acerra in Principato citra ottenne da Benedetto XIV di f. m. la traslocazione in questa sede, avendone preso possesso in Luglio del 1743. ...
A fronte del suddetto trono esisteva il coretto Ducale, ben costrutto, di legno, con finestre dirette e laterali, onde osservare le funzioni chiesiastiche, il quale sporgea dal palazzo del Feudatario.”

tratto da "Andria sacra", [di Giacinto Borsella, tip. F. Rossignoli, Andria, 1918, pp. 57-58].

Conferma l'Agresti le informazioni del Borsella, facendo risaltare le sue perplessità sulle motivazioni che potettero spingere mons. De Anellis a far risorgere nel presbiterio il trono ducale, con tanti sacrifici eliminato nel 1691 da mons. Vecchia. Scrive:
[Mons. Domenico De Anellis] Arricchì di molti arredi il Duomo, fe’ costruire, a sue spese sul Presbiterio, il magnifico Trono Episcopale, tutto decorato a pretto, oro zecchino, sormontato da un ampio Coretto, a modo di Baldacchino (egualmente decorato di oro zecchino), cui si accede dalle stanze del Palazzo Vescovile.
Amico di Casa Carafa, Mons. De Anellis fece rinascere nella Chiesa Cattedrale il Trono Baronale, fatto costruire di fronte a quello Episcopale, dal quale non differiva per la eleganza della forma, per la ricchezza degl’intagli e degli ornati, decorati egualmente ad oro zecchino. Ad esso si accedeva dall’interno del Palazzo Ducale, ed aveva tre finestre prospicienti sul Presbiterio, una di fronte e due laterali. [In nota aggiunge:] Non sappiamo veramente per quale causa Mons, De Anellis avesse fatto risorgere quel trono, che fu causa di tanti dissidii fra i Vescovi suoi predecessori ed i Duchi Carafa, e che apportò tanto danno alla città, per la sommossa popolare del 1691, della quale abbiamo fatto parola innanzi!

[tratto da "Il Capitolo Cattedrale di Andria ed i suoi tempi", di Michele Agresti, tip. F. Rossignoli, Andria, 1912, vol.I, cap. XIV, pp. 306-307].


Nella foto dell'incendio del 1916 è ben visibile anche la balaustra in marmo eretta da Mons. Bolognese nel 1826. Il vescovo ne parla nella sua relazione triennale che invia alla Sacra Congregazione del Concilio ai primi di gennaio di quell'anno, scusandosi di non poter effettuare, per malferma salute, la sua "Visita ad SS. Apostolorum Limina" [*].
Presbyterium huius meæ Cathedralis sane spatiosum est quoque laicis expos.[itum] quapropter a viris, æque ac mulieribus frequentatum diebus præsertim solemnioribus __ne indecentissime. Statui igitur ad tollendam a Domo Dei abominationem illud munire, et claudare cancellis_ marmore, expensis Mensæ Ep.[iscopa]lis. Proximo venienti mensis Maii ponentur, ut pepigi cum Artefice Neapolitano. …
Datum Andriæ die 3. Ianuarij 1826
Il Presbiterio di questa mia Cattedrale è davvero molto ampio ed è inoltre aperto ai laici, onde, cosa molto indecorosa, è frequentato sia da uomini che da donne soprattutto nei giorni più solenni. Per eliminare tale profanazione della Casa di Dio ho quindi stabilito di dotare e chiudere il Presbiterio con una balaustra marmorea, a spese della mensa episcopale. La sua posa in opera è prevista per il prossimo mese di maggio, come pattuii con il l’artigiano (marmoraro) napoletano. …
Andria, 3 gennaio 1826

La balaustra viene quindi eretta perché venga impedito l' "indecentissimo" accesso sul Presbiterio dei laici, uomini e donne, atto "abominevole per la Casa di Dio".
La Sacra Congregazione del Buon Governo esamina la Relazione del Vescovo e vi appone, in italiano, una dettagliata nota critica, utilizzata poi come base per la risposta ufficiale in latino inviata in "Die 27 Iunii 1829". Ecco l'interessante stralcio della nota:

Relazione Pastorale di Monsignor Giovanni Battista Bolognese nato in Chieti 4 Luglio 1747_ traslato da Termoli 19 Aprile 1822_ alla Chiesa Vescovile di Andria nel Regno delle Due Sicilie.
… Ha osservato rigorosamente la residenza. Non ha tralasciato di predicare, di amministrare il Sacramento della Sacra Unzione, e di conferir gl’Ordini. Fa larghe elemosine. Ha chiuso con Pietre di Marmo il Presbiterio della Cattedrale, ch’è assai vasto, perché non vi entrassero laici uniti alle Donne, come soleva avvenire per l’innanzi con scandalo. Tanto dice di sé stesso. … Come ognun veda di molte cose tralascia di parlare. … .
NOTA
[*] La trascrizione della Visita ad Limina è tratta da "Microfilm DOM - N-5228, ARCHIVIO VATICANO, Cong. Conc. Andria, P. IA".

Dopo gli ultimi restauri (2005-2008) alcune (4) colonnette che formavano l'antica balaustra per un certo periodo sono state poste tra il presbiterio e il transetto a sostegno di un cordone rosso, steso a scopo decorativo quando non si svolgono celebrazioni sacre (dette colonnine della balaustra del Bolognese sono state poi [nel 2021] sostituite con altre recuperate dal precedente altare maggiore eretto da mons. Brustia nei restauri del 1965).


[il testo e le immagini della pagina sono di Sabino Di Tommaso (se non diversamente indicato)]